New York, 26 settembre 2025 – Un momento di forte tensione si è verificato oggi durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quando una vasta delegazione diplomatica ha deciso di abbandonare l’aula poco prima che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu prendesse la parola. Il gesto, carico di significato politico, è stato una chiara forma di protesta contro le politiche militari di Israele nella regione.
Protesta diplomatica e manifestazioni a New York

La protesta diplomatica è stata guidata dalla delegazione turca e ha raccolto l’adesione di numerosi altri Paesi, tra cui l’Iran, la cui rappresentanza ha lasciato l’aula all’inizio del discorso di Netanyahu. L’uscita è stata motivata dalle continue aggressioni militari di Israele a Gaza e in Libano, che hanno suscitato condanne a livello internazionale e forti reazioni nelle sedi diplomatiche.
Parallelamente, a New York sono scoppiate manifestazioni di massa davanti alla residenza di Netanyahu. Organizzate da gruppi come Jewish Voice for Peace (JVP), le proteste hanno visto la partecipazione di migliaia di persone, incluse comunità palestinesi, arabe e musulmane, che hanno denunciato i bombardamenti israeliani come crimini di guerra e genocidio. Nel corso delle manifestazioni, oltre 25 persone sono state arrestate dalla polizia di New York, tra cui l’attrice Rowan Blanchard, per aver bloccato il percorso del premier.
Reazioni internazionali e posizione italiana
Il discorso di Netanyahu si è inserito in un contesto di crescente pressione da parte della comunità internazionale. Leader mondiali presenti all’Assemblea Generale hanno espresso forti critiche verso le azioni di Israele. Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha definito la crisi a Gaza “una delle peggiori emergenze umanitarie della storia moderna”, mentre il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha ricordato l’impegno del suo Paese nel perseguire una causa per genocidio contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia.
Anche il presidente colombiano Gustavo Petro ha espresso dure parole, sostenendo che “quando Gaza morirà, morirà tutta l’umanità”, denunciando l’inerzia globale di fronte alla tragedia.
In Italia, il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani ha tenuto un’informativa urgente alla Camera sul conflitto nella Striscia di Gaza, sottolineando il dolore per le vittime civili e ribadendo la necessità di un processo politico che conduca a due Stati in pace e sicurezza. Tajani ha evidenziato l’impegno italiano nel garantire assistenza umanitaria e nell’organizzare evacuazioni per i soggetti più vulnerabili, con oltre 700 persone già aiutate a lasciare Gaza e ulteriori operazioni in corso.
Il ministro ha inoltre ricordato che l’Italia ha facilitato l’ingresso di aiuti alimentari attraverso il valico di Kerem Shalom e continua a promuovere iniziative concrete, come il programma Food for Gaza, sostenuto anche da Israele e dall’Autorità nazionale palestinese.
L’intervento di Netanyahu alle Nazioni Unite e la contestuale uscita dei diplomatici dall’aula rappresentano un momento emblematico della profonda divisione che attraversa la comunità internazionale su questo conflitto, mentre la crisi umanitaria nella regione continua a suscitare preoccupazione e mobilitazione globale.






