Mosca, 7 luglio 2025 – Roman Starovoit, ex ministro dei Trasporti della Federazione Russa, è stato trovato morto in circostanze che le autorità russe indicano come suicidio, poche ore dopo essere stato rimosso dall’incarico dal presidente Vladimir Putin. La notizia è stata confermata dal Comitato investigativo russo e riportata da diverse fonti ufficiali e media statali.
Licenziamento e contesto politico
Il presidente Putin ha deciso di sollevare Starovoit dall’incarico dopo circa 14 mesi di mandato, senza fornire motivazioni ufficiali. Contestualmente, il vice ministro Andrei Nikitin è stato nominato ministro ad interim in attesa dell’approvazione della Duma, ricevendo il sostegno diretto del capo del Cremlino. Putin ha espresso fiducia nel nuovo ministro, sottolineando come il settore dei trasporti rappresenti “uno dei campi fondamentali di attività nel Paese”.
Starovoit, 52 anni, era stato nominato ministro nel maggio 2024, dopo aver ricoperto per cinque anni la carica di governatore della regione di Kursk, al confine con l’Ucraina, area parzialmente occupata dalle truppe ucraine dall’agosto 2024. La sua gestione era stata oggetto di critiche e pressioni, complici anche le tensioni derivanti dal conflitto in corso.
Circostanze della morte e implicazioni
Il corpo senza vita di Starovoit è stato rinvenuto all’interno della sua automobile a Odintsovo, cittadina situata a ovest di Mosca, con una ferita da arma da fuoco. La portavoce del Comitato investigativo ha dichiarato che “la versione più accreditata è il suicidio”, anche se la dinamica resta oggetto di speculazioni, considerate le frequenti controversie legate ai decessi di figure politiche di rilievo in Russia.
Tre mesi fa, un’inchiesta per frode aveva coinvolto la regione di Kursk, con l’arresto del successore di Starovoit, Alexei Smirnov, accusato di appropriazione indebita di ingenti fondi pubblici destinati a opere difensive lungo il confine con l’Ucraina. Tale contesto aveva aumentato la pressione sull’ex ministro, che nel fine settimana precedente al licenziamento aveva subito forti critiche per il caos nel traffico aereo civile russo, causato da attacchi ucraini con droni che avevano provocato cancellazioni e ritardi di centinaia di voli, incidendo pesantemente sulle compagnie aeree nazionali.
Il peso degli attacchi ucraini e la crisi nel settore trasporti
Gli attacchi con droni ucraini hanno colpito infrastrutture strategiche russe, compresi aeroporti civili, generando disagi significativi nello spazio aereo. Secondo l’agenzia federale per l’aviazione Rosaviatsiya, solo nel fine settimana sono stati cancellati almeno 485 voli e quasi 1.900 sono stati ritardati a causa delle restrizioni imposte per ragioni di sicurezza. Tali eventi hanno alimentato tensioni nelle alte sfere del governo russo, con Starovoit indicato come responsabile della gestione del settore in difficoltà.
Parallelamente, le forze ucraine hanno intensificato la campagna di attacchi con droni su obiettivi militari e infrastrutture russe, provocando anche vittime civili e militari in Ucraina e aumentando la pressione sul Cremlino in un contesto di conflitto in continua escalation.
L’episodio conferma le difficoltà e le tensioni interne al sistema politico russo, nel quale le conseguenze delle operazioni militari e dei problemi interni si riflettono anche sui vertici istituzionali.






