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Mali, chiuse scuole e università per la crisi del carburante aggravata dal blocco jihadista

La chiusura degli istituti scolastici riflette l’impatto della crisi energetica e dell’insicurezza crescente, con ripercussioni su giovani, economia e stabilità nazionale

by Marco Andreoli
27 Ottobre 2025
Il Mali chiude scuole e università: la crisi del carburante aggravata dal blocco jihadista

Il Mali chiude scuole e università: la crisi del carburante aggravata dal blocco jihadista

Bamako, 27 ottobre 2025 – Il Mali affronta una nuova crisi che colpisce duramente il settore educativo e l’economia nazionale. Il governo militare ha annunciato la sospensione di tutte le scuole e università fino al 9 novembre a causa della grave scarsità di carburante provocata da un blocco imposto dai gruppi jihadisti affiliati ad al-Qaeda, che continuano a colpire le principali vie di approvvigionamento del paese.

La crisi del carburante e il blocco jihadista

Il ministro dell’Istruzione, Amadou Sy Savane, ha comunicato in televisione nazionale che la mobilità di studenti e personale scolastico è stata fortemente compromessa dal blocco delle importazioni di carburante, che ha paralizzato la capitale Bamako e zone limitrofe. Il Mali, essendo uno stato senza sbocco sul mare, dipende completamente dalle importazioni via terra da paesi confinanti come Senegal e Costa d’Avorio. Da settimane, gli attacchi contro i camion cisterna lungo le arterie principali hanno generato lunghe code ai distributori e un drastico rallentamento delle attività quotidiane, compreso il trasporto pubblico e privato.

Le autorità militari, guidate dal colonnello Assimi Goïta, capo della giunta al potere dal colpo di Stato del 2021, hanno assicurato che sono in corso sforzi per risolvere la crisi, auspicando la riapertura delle scuole per il 10 novembre. Tuttavia, la situazione rimane critica anche sul piano della sicurezza, con la presenza di gruppi armati che controllano ampie aree nel nord e nell’est del paese, sfuggendo al controllo governativo.

Mali: contesto politico e la situazione di sicurezza

Il Mali è da anni teatro di instabilità politica e insicurezza crescente. Dopo i colpi di Stato del 2020 e 2021, il governo militare ha promesso una transizione verso le elezioni previste per il prossimo anno, ma la stabilità è continuamente minacciata da tensioni interne e dalla presenza di gruppi jihadisti. La giunta ha rafforzato la collaborazione con mercenari russi per contrastare l’insorgenza, ma senza risultati risolutivi finora.

La delicata situazione ha spinto l’ambasciata degli Stati Uniti a Bamako a ridurre il personale diplomatico non essenziale, citando la crisi del carburante come un fattore che potrebbe destabilizzare ulteriormente il paese, influenzando anche la fornitura di elettricità e la sicurezza complessiva. Anche la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) segue con preoccupazione gli sviluppi, considerando il Mali un epicentro critico per la stabilità del Sahel.

Impatto sociale e prospettive future

La sospensione delle attività scolastiche ha un impatto immediato sulla popolazione giovanile, che rappresenta il 67% degli abitanti maliani con meno di 25 anni. La mancanza di carburante blocca non solo i trasporti ma anche molte attività economiche, aggravando una situazione già fragile. Le strade di Bamako, generalmente animate, sono ora insolitamente silenziose, segno tangibile della crisi in corso.

Il Mali rimane un paese con un potenziale economico significativo, grazie alle sue risorse naturali come l’oro e il sale, ma la persistente instabilità e le difficoltà logistiche rappresentano un ostacolo al suo sviluppo. Il governo militare, sotto la guida di Goïta, deve affrontare non solo la minaccia jihadista ma anche la necessità di ristabilire un clima di normalità per garantire diritti fondamentali come l’istruzione e la sicurezza.

Tags: al-QaedaMali

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