Caracas, 24 dicembre 2025 – In un contesto di crescenti tensioni internazionali, il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha rivendicato oggi il sostegno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro le pressioni militari e le azioni di sequestro operate dagli Stati Uniti nel Mar dei Caraibi. Nel frattempo, l’opposizione venezuelana, rappresentata dalla leader María Corina Machado, denuncia minacce di esecuzioni extragiudiziali contro prigionieri politici, aggravando ulteriormente la crisi interna del Paese.
Maduro rivendica appoggio Onu e denuncia “pirateria” Usa
Durante una visita a una fiera natalizia a Caracas, trasmessa dalla televisione di Stato, il presidente Nicolás Maduro ha sottolineato che il governo venezuelano sta ottenendo un «sostegno travolgente» dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, convocato d’urgenza su richiesta di Caracas. La riunione si è resa necessaria a seguito dell’intensificarsi delle pressioni statunitensi, che includono un consistente dispiegamento militare nella regione caraibica e il recente sequestro di due petroliere cariche di greggio venezuelano.

Il leader chavista ha definito tali confische come atti di «pirateria» e ha affermato con fermezza che «nessuno potrà sconfiggere il Venezuela». In linea con la sua posizione, il ministro degli Esteri venezuelano Yván Gil ha parlato di una «grande vittoria» di Caracas in sede Onu, dove, secondo lui, sono state smontate le «menzogne» del governo statunitense. Gil ha inoltre evidenziato come neppure gli alleati tradizionali degli Stati Uniti sostengano l’uso della forza o le minacce per piegare uno Stato sovrano sotto il pretesto della lotta al narcotraffico.
Di segno opposto la posizione dell’ambasciatore statunitense presso le Nazioni Unite, Mike Waltz, che ha confermato il mantenimento delle sanzioni contro Maduro, accusato di finanziare il presunto Cartello dei Soli, definito da Washington un’organizzazione terroristica. Tali accuse sono respinte con fermezza dal governo venezuelano. Durante la sessione, anche Colombia e Russia hanno criticato le misure coercitive unilaterali e l’uso della forza, giudicandoli una minaccia per lo Stato di diritto e per la stabilità regionale.
María Corina Machado denuncia minacce di esecuzioni extragiudiziali
Mentre Maduro si presenta come difensore della sovranità nazionale, l’opposizione venezuelana lancia allarmi drammatici sulle condizioni dei prigionieri politici nel Paese. María Corina Machado, leader dell’opposizione e premio Nobel per la Pace 2025, ha denunciato nelle ultime ore su X (ex Twitter) la ricezione di informazioni riguardanti «minacce dirette e sistematiche di esecuzioni extragiudiziali» contro detenuti politici nel carcere di El Rodeo, in Venezuela.
Machado ha puntualizzato che il regime di Maduro è «responsabile di qualsiasi danno fisico e psicologico» derivante da tali minacce e ha chiesto un intervento immediato delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, sostenendo la necessità di attivare meccanismi di protezione e verifica per prevenire possibili esecuzioni.
La figura di María Corina Machado, deputata dell’Assemblea Nazionale dal 2011 al 2014 e fondatrice del movimento politico Vente Venezuela, è particolarmente significativa nel quadro della resistenza all’autoritarismo chavista. Nel 2025, oltre al Nobel per la Pace, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali come il premio Václav Havel per i diritti umani e il premio Sacharov del Parlamento europeo, confermando il suo ruolo di spicco nell’opposizione democratica venezuelana.
La difficile situazione di María Corina Machado e il contesto politico venezuelano
Nonostante il riconoscimento internazionale, la leader dell’opposizione vive da anni in clandestinità a Caracas per sfuggire all’arresto. La sua partecipazione alla cerimonia di consegna del Nobel a Oslo ha suscitato molta incertezza, con la conferenza stampa annullata dal comitato norvegese e dubbi sulla sua effettiva presenza in Norvegia. Machado è stata infatti politicamente inabilitata per quindici anni dal Controllore Generale della Repubblica venezuelana, accusata di frode fiscale e di aver sostenuto le sanzioni economiche statunitensi contro il Venezuela.
Nonostante ciò, Machado ha ribadito il suo impegno a non vivere in esilio, confermato anche dai suoi collaboratori e familiari, che hanno espresso fiducia nel fatto che riuscirà a partecipare alla cerimonia di Oslo, sostenuta da una rete di leader latinoamericani vicini a lei ideologicamente, tra cui i presidenti di Panama, Paraguay, Ecuador e Argentina.
Nel frattempo, il presidente Maduro continua a governare il Venezuela, in carica dal 2013, mantenendo una linea politica ispirata al socialismo bolivariano di Hugo Chávez. Il suo governo è caratterizzato da un peggioramento della situazione economica e sociale, con un aumento della povertà, dell’inflazione e della repressione politica. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno ripetutamente denunciato violazioni gravi, inclusi casi di tortura e persecuzione di oppositori, e nel 2020 una commissione ONU ha accusato Maduro di crimini contro l’umanità, chiedendo il processo alla Corte penale internazionale dell’Aja.
In questo quadro, la contesa tra il governo di Caracas e gli Stati Uniti si inserisce in una dimensione geopolitica complessa. I rapporti sono segnati da accuse reciproche di terrorismo, narcotraffico e violazioni del diritto internazionale, mentre la comunità internazionale resta divisa sull’approccio da adottare per la crisi venezuelana. Le recenti dichiarazioni di Maduro e le denunce di Machado riflettono le profonde tensioni che attraversano il Paese sudamericano, in un Natale segnato da conflitti e incertezze.





