Parigi, 11 ottobre 2025 – Emmanuel Macron ha scelto di rimettere Sébastien Lecornu alla guida del governo, dopo la clamorosa rinuncia del ministro appena tredici ore dopo la sua prima nomina, avvenuta lo scorso 9 settembre. La decisione è arrivata al termine di una giornata frenetica all’Eliseo, in un momento in cui la Francia attraversa una crisi politica che molti, tra cui Alain Duhamel, definiscono “la più grave dal 1958”.
Lecornu, uomo di fiducia del presidente, dovrà consegnare la legge di bilancio entro lunedì, ultimo termine utile secondo il calendario parlamentare. “Accetto — per dovere — la missione che mi è stata affidata per garantire alla Francia un bilancio entro la fine dell’anno e rispondere ai problemi della vita quotidiana”, ha scritto Lecornu su X, con un tono più di responsabilità che di entusiasmo.
Macron richiama Lecornu
La giornata di ieri è iniziata con una riunione insolita all’Eliseo alle 14.30. Macron aveva mandato gli inviti ai leader politici alle due di notte, lasciando fuori le ali più estreme: Jean-Luc Mélenchon a sinistra e Marine Le Pen a destra. Mélenchon ha ribadito la richiesta di “dimissioni immediate” del presidente. Le Pen, da Le Mans, dove partecipava al vertice dei pompieri, ha liquidato l’incontro come “una riunione di mercanti di tappeti”.
Dopo oltre due ore di colloqui, i leader del centro e della destra di governo — Édouard Philippe, Gabriel Attal, Bruno Retailleau — sono usciti dall’Eliseo senza una parola. Altri, come Marine Tondelier (ecologisti) e Olivier Faure (socialisti), hanno parlato di “preoccupazione”, “sconcerto” e di un presidente che appare “come un muro”, incapace di percepire la gravità del momento.
Governo in bilico, Lecornu chiamato a rimetterlo in piedi
L’Eliseo ha fatto sapere che Lecornu avrà piena libertà nella formazione del nuovo governo. Un margine importante, che potrebbe aiutarlo a evitare gli errori della prima squadra. Ma tra i corridoi del palazzo presidenziale si respira tensione: la cosiddetta “base comune” — il centrodestra che ha sostenuto i precedenti governi — sembra ormai sfumata. Macron la chiama “piattaforma di stabilità”, ma molti presenti scuotono la testa.
Ieri sera, all’uscita dall’Eliseo, i leader lasciavano il palazzo a passo svelto. Marine Le Pen, invece, sorrideva tra i pompieri di Le Mans: “Le risate si sentivano fino a Parigi”, ha raccontato un deputato centrista.






