Kiev, 13 ottobre 2025 – Mentre l’attenzione internazionale si concentra sulle tensioni nel Medio Oriente, il conflitto in Ucraina continua a dominare l’agenda geopolitica, con un’intensa attività diplomatica e militare che coinvolge i principali protagonisti mondiali. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è impegnato a rafforzare il sostegno militare degli Stati Uniti e dell’Europa per fronteggiare l’offensiva russa, mentre emergono nuove tensioni e dichiarazioni allarmanti da parte di Mosca e dei suoi alleati come Lukashenko.
Lukashenko: “L’Ucraina rischia di scomparire come Stato”
A complicare ulteriormente il quadro geopolitico, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha lanciato un monito severo, sostenendo che, se non si avvieranno negoziati urgenti e decisivi, l’Ucraina potrebbe cessare di esistere come Stato sovrano. In un’intervista rilanciata dal Kiev Independent, Lukashenko ha criticato il presidente Zelensky, ritenendolo il principale ostacolo a un accordo di pace, e ha invitato la comunità internazionale a esercitare pressioni più forti su Kiev per favorire una soluzione negoziata.
Lukashenko ha inoltre sottolineato che la responsabilità di impedire l’ulteriore deterioramento della situazione non ricade solo sugli Stati Uniti o sulla Russia, ma principalmente su Zelensky, esortandolo a sedersi al tavolo dei negoziati e ad agire con urgenza per evitare una catastrofe politica.
Intensificazione degli attacchi nella regione di Zaporizhzhia
Sul piano militare, la regione di Zaporizhzhia continua a essere teatro di violenti scontri. Nelle ultime 24 ore, le forze russe hanno condotto oltre 570 attacchi su 18 insediamenti, utilizzando una combinazione di attacchi aerei, missili Mlrs, droni e artiglieria pesante. Questi attacchi hanno causato la morte di almeno due civili e il ferimento di altri due nella zona di Polohy, secondo quanto riportato dall’agenzia ucraina Ukrinform.
Le infrastrutture agricole e civili hanno subito gravi danni, con blackout che hanno colpito almeno sette regioni ucraine, tra cui Kharkiv, Sumy, Poltava, Donetsk e Zaporizhzhia stessa. Questi blackout sono il risultato diretto dei raid russi contro la rete energetica, una strategia che mira a destabilizzare ulteriormente la popolazione civile e le capacità operative di Kiev.
Donald Trump e le possibili forniture di missili Tomahawk
Nel contesto di queste tensioni, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, tornato alla Casa Bianca nel 2025 per il suo secondo mandato non consecutivo, ha rilanciato la possibilità di inviare missili Tomahawk all’Ucraina qualora la guerra non trovasse una soluzione rapida. Durante un’intervista a bordo dell’Air Force One, Trump ha definito il Tomahawk “un’arma incredibile, molto offensiva,” sottolineando che la Russia “non ne ha bisogno” ma che l’eventuale fornitura potrebbe essere uno strumento per spingere verso la pace.

Trump ha anche scherzato sulle sue possibilità di “andare in paradiso”, rispondendo ai giornalisti di Fox News con una battuta: “Non credo che ci sia nulla che possa farmi andare in paradiso. Però ho reso la vita migliore a un sacco di persone”. Queste dichiarazioni seguono le intense conversazioni telefoniche con Zelensky, in cui la necessità di un sostegno militare più robusto è stata al centro del confronto.






