L’incontro tra il musicista afroamericano Daryl Davis e l’ex leader del National Socialist Movement (NSM) Jeff Schoep è una delle più straordinarie testimonianze di de-radicalizzazione dei nostri tempi. Ospiti di Joe Rogan, i due amici hanno raccontato come la gentilezza e il dialogo abbiano distrutto decenni di odio. Davis, noto per aver convinto oltre 200 membri del Ku Klux Klan e neo-nazisti ad abbandonare le loro organizzazioni, cerca di offrire loro prospettive che non avevano mai considerato prima. Il percorso di Jeff Schoep, che ha trascorso 27 anni alla guida della più grande organizzazione neo-nazista d’America, dimostra come una lezione di odio appresa può essere disimparata.
Odio appreso e l’eco camera del neo-nazismo
Jeff Schoep è entrato nel National Socialist Movement (NSM) da adolescente, dopo essere stato affascinato dalla storia familiare (suo nonno aveva combattuto nell’esercito di Hitler). Schoep non fu inizialmente cresciuto nell’odio, ma l’ideologia lo sopraffece, trasformando il movimento nella sua intera “eco camera”. Per 27 anni, ha vissuto in quel mondo, dedicandosi alla propaganda attraverso libri, riunioni e raduni in uniforme nazista, con camicie marroni e fasce da braccio. La sua era una vita di estremo stress e isolamento, che lo separava dagli affetti, come quando il doxing sulla radio minò la carriera di giudice di sua madre.
Schoep ha spiegato che la sua organizzazione, come altri gruppi estremisti, credeva in un imminente collasso del governo degli Stati Uniti (la “Rahoa” o “Bugaloo”) e si preparava attraverso addestramenti paramilitari e reclutamento attivo di personale militare e forze dell’ordine. Questi gruppi utilizzano strategicamente eventi di violenza e disordini civili per rafforzare la loro narrativa e reclutare, manipolando i media per attirare nuovi membri che vedono l’azione e vogliono unirsi. L’odio è spesso alimentato dalla paura, in particolare quella del “rimpiazzamento” bianco, un fenomeno in crescita che spinge le persone a unirsi a gruppi che promettono di “riprendersi il paese”.
L’Umanità come chiave per la de-radicalizzazione
La svolta per Jeff Schoep iniziò nel 2016, con il suo primo incontro con Daryl Davis per il documentario Accidental Courtesy. Schoep, sapendo che Davis stava “tirando fuori gente dal movimento”, tentò di mantenere la sua ideologia. Quando si rese conto di trovarsi troppo bene con quello che considerava il suo “nemico”, batté il pugno sul tavolo e dichiarò che avrebbe “combattuto fino all’ultima pallottola per il suo popolo”.
In quel momento cruciale, Davis non ha reagito con rabbia o escalation, una strategia chiave che disarma l’avversario e fa cadere le sue difese. Invece di attaccare la realtà di Schoep, Davis gli ha offerto una prospettiva diversa. Davis ha parlato del dolore che il razzismo aveva causato nella sua infanzia. Questo approccio, basato sull’empatia, ha aperto la porta alla compassione in Schoep, che aveva perso la sua umanità nel processo di disumanizzazione degli altri.
Davis sottolinea che ogni essere umano desidera cinque valori fondamentali: essere amato, rispettato, ascoltato, trattato in modo giusto e volere le stesse cose per la propria famiglia. Applicando questi valori, il musicista è riuscito a costruire un rapporto basato su ciò che avevano in comune (come la musica), facendo sì che le differenze superficiali (come il colore della pelle) contassero sempre meno. Dopo anni di de-radicalizzazione “al contrario” (mentre era ancora nel movimento), Schoep ha lasciato l’NSM nel 2019, denunciando pubblicamente il razzismo. Da allora, centinaia di persone hanno lasciato l’organizzazione, dimostrando la potenza del dialogo promosso da Daryl Davis e Jeff Schoep.






