New York, 27 giugno 2025 – La Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una sentenza che segna un importante pronunciamento in materia educativa e di diritti religiosi. Con una maggioranza di sei giudici conservatori contro tre, la massima corte ha riconosciuto il diritto dei genitori cristiani e musulmani del Maryland di far rimuovere i propri figli dalle lezioni nelle scuole elementari che prevedono la lettura di libri contenenti personaggi LGBTQ. Questa decisione ribalta una precedente sentenza di un tribunale inferiore che aveva respinto la domanda dei genitori, basata sul presunto diritto alla libertà religiosa sancito dal Primo Emendamento della Costituzione americana.
Ora i genitori potranno far evitare ai figli le lezioni che prevedono le letture di libri a tema LGBTQ
La Corte Suprema si è schierata con le istanze dei genitori che si oppongono alla presenza di libri LGBTQ nelle scuole pubbliche. La questione ruotava attorno al diritto di questi genitori di escludere i propri figli da attività didattiche che, a loro avviso, contraddicono le loro convinzioni religiose. La sentenza, resa nota oggi, rappresenta un ribaltamento rispetto al giudizio dei tribunali inferiori che avevano negato tale diritto.
Secondo la Corte, il divieto di permettere ai genitori di rimuovere i propri figli da queste lezioni rappresentava una violazione della libertà di religione garantita dal Primo Emendamento. La decisione è stata presa con un voto di 6 a 3, con la maggioranza formata dai giudici conservatori, mentre i giudici progressisti si sono espressi in dissenso.
Questo verdetto arriva in un momento di forte dibattito negli Stati Uniti circa il ruolo dell’educazione scolastica nella trattazione di temi riguardanti l’identità di genere e l’orientamento sessuale, e riflette una crescente attenzione alle sensibilità religiose e culturali delle famiglie.
Implicazioni e contesto più ampio della decisione
La sentenza della Corte Suprema non solo incide direttamente sulle pratiche educative del Maryland, ma apre la strada a potenziali applicazioni più ampie in altri Stati federali. In effetti, si discute già della possibilità che la Corte possa imporre una legge simile alla cosiddetta “Don’t Say Gay” a livello nazionale, un provvedimento che vieta la discussione di tematiche LGBTQ nelle scuole elementari, suscitando forti reazioni da parte delle associazioni per i diritti civili e delle comunità LGBTQ.
Il dibattito si inserisce in un contesto politico e sociale complesso, dove si intrecciano questioni di libertà religiosa, diritti civili e educazione. La decisione della Corte rispecchia l’attuale composizione della massima corte americana, fortemente influenzata da una maggioranza conservatrice, che ha assunto un ruolo decisivo in molte questioni sociali e costituzionali negli ultimi anni.
La sentenza si colloca accanto ad altri recenti pronunciamenti della Corte Suprema, come quello che ha confermato l’obbligo di garantire assistenza preventiva gratuita nell’ambito dell’Obamacare, anche quando alcune aziende con proprietari cristiani si oppongono per motivi religiosi. Questi casi evidenziano la complessità di bilanciare diritti individuali, libertà religiose e politiche pubbliche negli Stati Uniti contemporanei.
Reazioni politiche e sociali
La decisione è stata accolta con entusiasmo da figure politiche conservatrici. Il presidente Donald Trump ha espresso il suo apprezzamento, definendo la sentenza una “enorme vittoria” per la Corte Suprema e per il rispetto delle convinzioni religiose delle famiglie americane. Trump ha sottolineato come la decisione limiti i poteri dei tribunali inferiori nel gestire tematiche legate agli ordini esecutivi e ai diritti costituzionali, annunciando inoltre una conferenza stampa presso la Casa Bianca per discutere i dettagli della sentenza.
Dall’altro lato, gruppi per i diritti civili e associazioni LGBTQ hanno denunciato la sentenza come un pericoloso arretramento in termini di inclusività e rispetto delle diversità nelle scuole pubbliche. Essi temono che questa decisione possa alimentare discriminazioni e limitare la possibilità per gli studenti di ricevere un’educazione aperta e completa sulle tematiche di genere e orientamento sessuale.
La sentenza riflette dunque le tensioni esistenti nella società americana, che si confronta con una pluralità di valori spesso in conflitto. La Corte Suprema, in quanto istituzione di massima garanzia costituzionale, si trova a dover bilanciare questi interessi, assumendo scelte che avranno ripercussioni su scala nazionale.






