New York, 22 ottobre 2025 – Dopo una settimana di tensioni e trattative, dodici dipendenti internazionali delle Nazioni Unite sono stati liberati e hanno lasciato Sana’a, la capitale yemenita sotto controllo degli Houthi. Questi operatori erano stati trattenuti all’interno del complesso Onu nella città, a seguito dell’assalto improvviso da parte delle milizie ribelli avvenuto il 19 ottobre.
Il sequestro degli operatori ONU a Sana’a da parte degli Houthi
Lo scorso 19 ottobre, venti dipendenti Onu, di cui quindici internazionali e cinque yemeniti, sono stati trattenuti dagli Houthi all’interno del compound dell’Organizzazione delle Nazioni Unite a Sana’a. Tra loro figurava anche Peter Hawkins, rappresentante dell’UNICEF in Yemen, figura di rilievo nella gestione degli aiuti umanitari. Le milizie ribelli, senza alcuna autorizzazione, hanno fatto irruzione nel complesso, requisendo computer, telefoni, server e documenti, violando apertamente la tregua e i principi del diritto internazionale.
Il leader degli Houthi, Abdul Malik al-Houthi, ha giustificato l’azione accusando i fermati di essere una “pericolosa cellula di spionaggio” al soldo di Stati Uniti e Israele, accuse che l’ONU ha respinto con fermezza definendole “pericolose e inaccettabili”. Il portavoce del Segretario generale, Stéphane Dujarric, ha sottolineato come gli operatori umanitari siano persone dedite a salvare vite, non agenti di spionaggio.
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