Damasco, 12 giugno 2025 – Il ministero del turismo siriano è intervenuto con una smentita ufficiale riguardo un recente decreto che aveva suscitato un acceso dibattito nell’opinione pubblica nazionale. Il decreto, pubblicato solo pochi giorni fa, sembrava imporre l’uso del burkini o di altri costumi da bagno che coprissero il corpo sulle spiagge pubbliche, escludendo quindi i tradizionali costumi occidentali. Tuttavia, il governo ha chiarito che tale interpretazione è stata una travisazione del testo normativo.
Il viceministro del Turismo smentisce l’obbligo di indossare il burkini
Ghaith Farrah, viceministro del Turismo e dello Sviluppo, ha spiegato durante un’intervista alla televisione di Stato che non vi è alcun divieto del costume da bagno occidentale sulle spiagge pubbliche siriane. “La parola ‘vietato’ non compare in nessuna parte del decreto, né sono previste sanzioni”, ha precisato Farrah, ribadendo che il provvedimento mira semplicemente a definire quali tipologie di abbigliamento siano appropriate in relazione alle diverse spiagge e strutture presenti nel paese.
Inoltre, sono state concesse eccezioni per gli hotel di lusso quattro stelle e oltre e per le spiagge e club privati, dove l’utilizzo del costume occidentale rimane del tutto consentito. Farrah ha sottolineato che, pur autorizzando l’uso del burkini, che in precedenza era vietato in alcune aree, tale scelta è stata fatta per rispondere alle esigenze di una parte significativa della società siriana, tenendo conto della diversità religiosa e sociale del paese.
Verso una regolamentazione più dettagliata
Il viceministro ha infine precisato che il decreto non è un provvedimento presidenziale e potrebbe subire modifiche al termine della stagione balneare. Nei prossimi giorni saranno pubblicati dettagli più specifici riguardo ai requisiti di abbigliamento per spiagge e località costiere, a cura dei governatorati e delle amministrazioni locali. Questa decisione si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso il turismo e la gestione delle aree pubbliche in Siria, paese che, dopo anni di conflitto, sta cercando di normalizzare le proprie attività sociali ed economiche.






