Roma, 19 dicembre 2025 – Negli ultimi anni, soprattutto a partire dall’invasione dell’Ucraina nel 2022, il termine “flotta ombra” è entrato sempre più spesso nel dibattito geopolitico ed economico internazionale. Si tratta di un fenomeno poco visibile ma estremamente rilevante, che riguarda il trasporto marittimo di materie prime – in particolare petrolio – al di fuori dei canali tradizionali e delle regole imposte dalle sanzioni occidentali.
Cos’è la flotta ombra
Con l’espressione flotta ombra (in inglese shadow fleet o dark fleet) si indica un insieme di navi cisterna e mercantili che operano in modo opaco, spesso ai margini o al di fuori delle normative internazionali. Queste navi vengono utilizzate soprattutto per trasportare petrolio, prodotti raffinati e altre merci sanzionate, eludendo controlli, tracciamenti e restrizioni commerciali.
Non si tratta di una flotta ufficiale o centralizzata: è piuttosto una rete informale di imbarcazioni di proprietà poco chiara, registrate sotto bandiere di comodo e gestite tramite società schermate.
Perché si chiama così e come opera
Il nome deriva dal fatto che queste navi operano letteralmente “nell’ombra”: disattivano i sistemi di tracciamento AIS (Automatic Identification System), rendendo difficile seguirne i movimenti; cambiano spesso nome, bandiera e proprietario per confondere autorità e assicuratori; effettuano trasbordi di petrolio da nave a nave in mare aperto, lontano dai porti e dai controlli; utilizzano assicurazioni opache o non occidentali, aggirando i meccanismi di controllo basati su assicurazioni e servizi finanziari europei e statunitensi.
Questa combinazione di pratiche rende la flotta difficile da monitorare e giustifica l’appellativo di “ombra”.
Il compito principale della flotta ombra è mantenere attivi i flussi commerciali di Paesi sottoposti a sanzioni, permettendo loro di continuare a esportare risorse strategiche e a generare entrate.
In particolare, la flotta ombra:
Trasporta petrolio greggio e derivati verso mercati disposti ad acquistare a prezzo scontato;
Riduce l’impatto economico delle sanzioni internazionali;
Sostiene indirettamente le politiche e le azioni militari dei Paesi sanzionati;
Aumenta i rischi ambientali e di sicurezza marittima, poiché molte navi sono vecchie, mal manutenute e poco assicurate.
Il caso della flotta ombra russa
La Russia è oggi l’esempio più emblematico e strutturato di utilizzo della flotta ombra. Dopo l’introduzione delle sanzioni occidentali e del price cap sul petrolio russo, Mosca ha rapidamente sviluppato e ampliato una propria rete di navi “invisibili”.
Come opera la flotta ombra russa
La flotta ombra russa:
È composta da centinaia di petroliere, spesso acquistate sul mercato dell’usato;
Utilizza bandiere di Paesi terzi (come Panama, Liberia, Gabon o Isole Marshall);
Si appoggia a società di comodo registrate in giurisdizioni poco trasparenti;
Esporta petrolio verso Paesi come Cina, India, Turchia e Medio Oriente, spesso con sconti significativi.
Grazie a questo sistema, la Russia è riuscita a continuare a vendere grandi quantità di petrolio, mantenendo una fonte cruciale di entrate per il bilancio statale nonostante le restrizioni.
Impatti geopolitici ed economici
La flotta ombra russa ha messo in luce:
I limiti dell’efficacia delle sanzioni quando non sono globalmente condivise;
La crescente frammentazione del commercio internazionale;
Un aumento dei rischi ambientali, soprattutto in aree sensibili come il Mar Baltico e il Mediterraneo, dove eventuali incidenti coinvolgerebbero navi difficilmente assicurabili.
Inoltre, il ricorso a queste pratiche contribuisce a creare un mercato energetico parallelo, meno regolato e più instabile.
Conclusione
La flotta ombra rappresenta uno dei lati più nascosti ma decisivi della globalizzazione contemporanea. Nel caso russo, è diventata uno strumento strategico per resistere alle pressioni economiche occidentali e mantenere un ruolo centrale nei mercati energetici globali. Tuttavia, questa opacità ha un costo elevato in termini di sicurezza, trasparenza e tutela ambientale, ponendo nuove sfide alla governance internazionale dei mari e del commercio globale.






