Nel contesto geopolitico globale, la cosiddetta flotta fantasma rappresenta un nodo cruciale nella dinamica delle sanzioni internazionali e del commercio petrolifero clandestino. Composta principalmente da navi appartenenti a Russia, Iran e Venezuela, questa rete di imbarcazioni è utilizzata per aggirare restrizioni economiche imposte da paesi occidentali, con ripercussioni significative sia sul piano economico che ambientale.
Le dinamiche della flotta fantasma: tra petrolio e armamenti
Dal febbraio 2022, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il fenomeno della flotta fantasma ha visto una crescita esponenziale, con il numero di navi stimate che varia tra 1.000 e 3.000 unità secondo la piattaforma Kpler. Queste imbarcazioni, spesso datate e acquistate sul mercato dell’usato, sono caratterizzate da una proprietà occultata tramite società di comodo registrate in paradisi fiscali come Seychelles, Isole Marshall ed Emirati Arabi Uniti. Per eludere i controlli, le navi cambiano frequentemente nome e bandiera, utilizzando registrazioni fittizie come quella delle Isole Matthew o addirittura di stati privi di sbocco sul mare, quali il Malawi.
La Russia è il principale attore in questo sistema, utilizzando queste navi per trasportare non solo petrolio ma anche armi e munizioni verso teatri di conflitto quali la Siria e l’Ucraina. Recenti indagini del Royal United Services Institute hanno evidenziato una rotta marittima, denominata “Sirian Express”, che collega il porto di Tartus in Siria con Novorossisk sul Mar Nero, da dove il materiale militare viene trasferito via terra fino al fronte ucraino. La nave Sparta IV, esemplare di questa flotta, ha effettuato manovre elusive, come lo spegnimento dei trasmettitori e la scorta militare, indice del carico sensibile a bordo.
Nel Mediterraneo e nel Mar Nero si svolgono frequenti operazioni di trasferimento di petrolio “ship to ship” in acque internazionali, pratiche ad alto rischio ambientale e prive di assicurazioni valide. Greenpeace Italia ha documentato che nel 2024, al largo del Golfo di Augusta, sono avvenuti 33 trasferimenti di petrolio da navi riconducibili alla flotta fantasma russa, per un totale di oltre 1,2 milioni di tonnellate di greggio movimentate clandestinamente. Queste attività violano le sanzioni imposte dall’Unione Europea e sono state favorite anche da complicità italiane, con società nazionali che hanno fornito assistenza tecnica alle imbarcazioni coinvolte.

Il ruolo del Venezuela e le implicazioni politiche
Il Venezuela, sotto la guida del presidente Nicolás Maduro, è uno dei paesi maggiormente coinvolti nell’uso della flotta fantasma per sostenere la propria economia, vendendo petrolio in maniera opaca a paesi come Cina e India, nonché talvolta a nazioni occidentali. L’attuale crisi venezuelana, aggravata dalla repressione e dall’isolamento internazionale, ha spinto l’opposizione, rappresentata da figure come María Corina Machado, a denunciare le violazioni dei diritti umani e a cercare sostegno internazionale. Machado, recentemente fuggita dal paese dopo un periodo in clandestinità, ha ritirato il Nobel per la pace a Oslo, sottolineando la necessità di una transizione democratica.
La complessità del sistema di flottiglie utilizzate per aggirare le sanzioni riflette anche una sfida per le politiche internazionali: da un lato, la necessità di bloccare il finanziamento di conflitti e regimi autoritari; dall’altro, il rischio di escalation e di danni ambientali irreversibili causati da navi obsolete e non assicurate. La Commissione Europea sta preparando un rapporto per affrontare la questione, consapevole delle difficoltà nel contrastare efficacemente questo fenomeno.
La Russia e la flotta fantasma: sfida aperta all’Occidente
La Federazione Russa, guidata da Vladimir Putin, ha adottato un atteggiamento sempre più sfidante, scortando con mezzi militari le petroliere fantasma e rinunciando a mascherare la propria bandiera. Le attività di queste navi si estendono anche al trasporto di armamenti e al supporto della cosiddetta “guerra ibrida” contro l’Europa, comprendente operazioni di sabotaggio e spionaggio. L’Unione Europea, pur consapevole dell’importanza strategica di bloccare tali navi, deve bilanciare la propria azione con i rischi geopolitici di un confronto diretto con Mosca.
In tale quadro, il commercio illegale di petrolio e armamenti tramite la flotta fantasma rappresenta una componente cruciale del sostegno economico e militare russo, nonché un elemento destabilizzante per l’ordine internazionale. Le iniziative di monitoraggio, come quelle di Greenpeace, e le azioni di sequestro di petroliere da parte degli Stati Uniti, fanno parte di una strategia globale per frenare questa rete clandestina, che continua però a operare sotto il radar delle autorità internazionali.






