Roma, 19 settembre 2025 – Nel contesto delle tensioni legate al conflitto tra Israele e Hamas, la recente decisione della Commissione europea di imporre sanzioni contro Israele ha acceso un acceso dibattito politico all’interno dell’Unione e, in particolare, sul ruolo dell’Italia . Il governo guidato da Giorgia Meloni si è schierato in modo netto contro alcune misure, in particolare quelle che riguardano i dazi commerciali e le limitazioni alla cooperazione scientifica.
La posizione italiana sulle sanzioni europee a Israele
Il pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea contro Israele è stato definito da molti osservatori, compresi gli stessi vertici della burocrazia europea, come una misura limitata e di natura fortemente politica. Le iniziative più incisive riguardano l’imposizione di dazi sulle esportazioni israeliane e la sospensione della collaborazione scientifica nell’ambito di programmi come Horizon Europe. Tuttavia, tali misure rischiano di rimanere inapplicate, soprattutto per la resistenza espressa da alcuni Stati membri.
L’Italia, in particolare, si è dimostrata riluttante a sostenere questa linea, evitando un coinvolgimento diretto nel voto decisivo. Fonti governative riferiscono che l’esecutivo Meloni intende mantenere un profilo defilato, senza assumere un ruolo protagonista nella gestione delle sanzioni. Questo atteggiamento è in linea con la posizione della Germania, che insieme all’Italia rappresenta un “perno” fondamentale della minoranza di blocco che potrebbe impedire l’adozione piena delle misure più restrittive.
Il commissario europeo italiano Raffaele Fitto ha simbolicamente evitato di partecipare al voto sulle sanzioni, uscendo dall’aula al momento della discussione critica. Questa scelta ha permesso il passaggio delle proposte da parte del Collegio dei commissari, che decide per consenso, ma ha sottolineato le distanze sull’approccio scelto.
Implicazioni politiche e diplomatiche
La linea dell’Italia si colloca in un quadro complesso, dove la volontà di non aggravare ulteriormente le tensioni con Israele si scontra con la necessità di sostenere la pace e la creazione di uno Stato palestinese indipendente, obiettivo ribadito anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Italia e Germania condividono la contrarietà alle sanzioni commerciali e tecnologiche, temendo che queste possano compromettere progetti di ricerca e sviluppo strategici per entrambe le nazioni.
Parallelamente, all’interno della politica italiana, le dichiarazioni ufficiali convivono con posizioni più divergenti. Matteo Salvini ha ribadito il diritto di Israele a garantire la propria sicurezza e un futuro sereno, mentre le opposizioni sottolineano che le risoluzioni Onu sul conflitto sono in discussione da oltre sette decenni.
Il contesto storico e geopolitico del conflitto israelo-palestinese
Il conflitto tra Israele e Palestina affonda le sue radici all’inizio del XX secolo, in un contesto caratterizzato dalla convivenza difficile tra comunità ebraiche e arabe in Palestina, e dall’ingerenza di potenze coloniali come l’Impero Britannico. La nascita dello Stato di Israele nel 1948, sancita dal piano di spartizione dell’ONU del 1947, ha dato origine a una serie di guerre e tensioni che proseguono tuttora.
Le questioni più spinose riguardano la definizione di confini sicuri, il controllo di Gerusalemme, la presenza di insediamenti israeliani nei territori occupati, e il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi. Nonostante numerosi tentativi di pace e negoziati, la violenza e il terrorismo hanno segnato profondamente entrambe le popolazioni, con un impatto devastante soprattutto sui civili palestinesi.
Israele è uno Stato con una popolazione di oltre 10 milioni di abitanti, riconosciuto come unica democrazia parlamentare in Medio Oriente, con un’economia avanzata e un sistema di ricerca scientifica tra i più sviluppati al mondo. La sicurezza di Israele è da sempre una priorità nazionale, in un contesto di tensioni continue con i paesi arabi e con le fazioni palestinesi, divise tra Fatah in Cisgiordania e Hamas nella striscia di Gaza.
Il conflitto rimane una delle crisi geopolitiche più complesse e delicate del pianeta, con un impatto diretto sulle relazioni internazionali e sulle strategie diplomatiche dell’Unione Europea e dei singoli Stati membri, tra cui l’Italia, che si trova a bilanciare interessi economici, valori democratici e pressioni internazionali.






