La drammatica testimonianza di Rom Braslavski, ostaggio israeliano liberato dopo oltre due anni di prigionia nella Striscia di Gaza, getta nuova luce sulle condizioni disumane vissute durante la detenzione da parte della Jihad Islamica palestinese. In un’intervista esclusiva al programma Hazinor del canale 13 israeliano, il giovane di 21 anni ha rivelato torture, abusi e violenze sessuali subite, raccontando un incubo iniziato il 7 ottobre 2023, quando fu rapito mentre lavorava come guardia di sicurezza al festival musicale Nova.
La testimonianza straziante di Rom Braslavski
Braslavski ha descritto in modo crudo le sevizie patite: “Mi hanno spogliato di tutti i miei vestiti, anche della mia biancheria intima. Poi mi hanno legato… e lasciato senza cibo”. Ha parlato apertamente di violenza sessuale, un abuso mai denunciato pubblicamente prima da un uomo sopravvissuto agli ostaggi di Gaza. “Il loro scopo principale era umiliarmi e calpestare la mia dignità. È una cosa che nemmeno i nazisti facevano”, ha affermato, raccontando un calvario fatto di fame, isolamento e brutalità. La sua testimonianza si aggiunge a quelle di altre vittime, come le donne ostaggio Amit Soussana e Ilana Gritzewsky, confermando la portata degli abusi inflitti dai terroristi palestinesi.
Rom, che durante l’attacco del 7 ottobre aveva cercato di salvare altre persone, è stato liberato il mese scorso nell’ambito di un accordo di cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti, che ha permesso la liberazione di tutti gli ostaggi ancora in vita.
La situazione dopo il cessate il fuoco
Nel frattempo, in Israele, la vicenda degli abusi si intreccia con un altro scandalo, quello dell’arresto della procuratrice militare Yifat Tomer-Yeroushalmi, accusata di aver diffuso un video che mostrava gravi maltrattamenti su un detenuto palestinese. Questo episodio ha acceso un dibattito sulla gestione delle denunce di violenze da parte delle forze israeliane e la trasparenza del sistema giudiziario militare.
La sofferenza degli ostaggi liberati come Braslavski, che ora affrontano un lungo percorso di recupero fisico e psicologico, rimane un cupo monito della complessità e della durezza del conflitto in corso nella regione.






