Israele ha presentato ieri un ricorso formale alla Corte penale internazionale (Cpi) con la richiesta di annullare i mandati di arresto emessi dal procuratore capo, Karim Khan, contro il primo ministro Benyamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Entrambi sono accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Lo comunica ufficialmente il ministero degli Esteri israeliano in una nota diffusa ieri.
Israele fa ricorso alla Corte penale internazionale
Secondo la dichiarazione del ministero, la richiesta nasce da serie preoccupazioni sull’imparzialità del procuratore Khan, sospettato di aver agito per motivi personali. In particolare, si evidenzia che Khan potrebbe aver tentato di distogliere l’attenzione pubblica dalle accuse di molestie sessuali a lui rivolte da una dipendente subordinata. Per questo motivo, Israele chiede che il procuratore sia escluso dai procedimenti riguardanti lo Stato ebraico e che i mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant vengano annullati.
La decisione di presentare il ricorso arriva in un momento di forte tensione politica e diplomatica. Netanyahu, che guida Israele dal dicembre 2022 e che è il primo premier nato nel Paese dopo la sua fondazione, è da tempo al centro di controversie internazionali e interne. Dal novembre 2024, la CPI lo ha inserito nella lista dei ricercati per crimini di guerra e contro l’umanità relativi alle operazioni nella Striscia di Gaza.
Il sostegno al piano Trump e il contesto regionale
Parallelamente al ricorso, l’ufficio del primo ministro ha espresso apprezzamento per il piano di pace promosso dall’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Secondo Israele, il progetto di Trump, sostenuto dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, punta a una completa smilitarizzazione, disarmo e deradicalizzazione di Gaza, elementi ritenuti fondamentali per la pace e la prosperità nella regione. Questo piano, si sottolinea, favorirà l’integrazione di Israele con i Paesi vicini e l’espansione degli Accordi di Abramo, rafforzando l’alleanza con gli Stati Uniti.
La tensione nel Medio Oriente resta alta, e la complessa situazione giudiziaria di Netanyahu si inserisce in un quadro geopolitico delicato, dove le pressioni internazionali e i rapporti con gli alleati occidentali giocano un ruolo cruciale nelle strategie di Tel Aviv.






