Gaza, 6 ottobre 2025 – Israele ha intenzione di approfittare della resa di Hamas per consolidare la propria presenza militare la Striscia di Gaza. Questo è quanto riporta l’emittente israeliana Kan, secondo la quale il governo di Tel Aviv avrebbe infatti confermato l’intenzione di mantenere dei soldati in modo permanente in tre siti strategici nell’area di Gaza, nonostante il recente piano di pace presentato dall’amministrazione statunitense.
Presenza militare strategica di Israele a Gaza
Secondo quanto riportato dall’emittente pubblica israeliana KAN, Israele intende conservare il controllo su tre punti chiave: una zona cuscinetto interna ai confini della Striscia di Gaza, il corridoio di Filadelfia al confine con l’Egitto e la collina di Tel al-Mantar (o Tel al-70), situata a est del quartiere Shujaiya di Gaza City. La collina di Tel al-Mantar, che si eleva a 70 metri sul livello del mare, offre a Israele una posizione di vantaggio per il controllo visivo e operativo sull’area settentrionale della Striscia, inclusi Gaza City e il campo profughi di Jabalia.
Questi siti sono ritenuti “vitali” per mantenere la superiorità militare e le capacità di sorveglianza, elementi che Israele considera imprescindibili per la propria sicurezza. Fonti anonime citate da KAN sottolineano come Washington abbia riconosciuto la necessità di mantenere tali presidi anche dopo la fase iniziale di ritiro delle truppe israeliane.
Il piano di ritiro e lo scambio di prigionieri
Il piano di pace ideato dal presidente statunitense Donald Trump prevede un ritiro graduale delle forze israeliane, che dovrebbe iniziare una volta completato lo scambio di prigionieri tra Israele e Hamas. Secondo il progetto, l’esercito israeliano si sposterebbe prima sulla cosiddetta “linea gialla” all’interno di Gaza, per poi arretrare verso la “linea rossa”, dove le forze straniere, sotto mandato statunitense, assumerebbero il controllo della sicurezza.
Nella fase finale però, Israele ha intenzione di non ritirare i suoi uomini e di mantenere una presenza lungo i confini di Gaza, controllando in particolare il corridoio di Filadelfia e la collina Tel al-Mantar. L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di “prevenire future minacce alla sicurezza”, ma la presenza di soldati Idf nell’area permetterebbe a Tel Aviv di tenere la popolazione della Striscia, a quel punto ormai disarmata, sotto il suo controllo. Nel frattempo, in Egitto iniziano i colloqui tra le delegazioni israeliana e di Hamas per discutere i dettagli dello scambio di prigionieri, previsto come elemento centrale per l’avanzamento del piano di pace.






