Tel Aviv, 6 agosto 2025 – Dani Miran, padre dell’ostaggio Omri, ha espresso un disperato appello riguardo alle operazioni militari previste nel centro della Striscia di Gaza. Secondo Miran, un’intensificazione dei combattimenti in quella zona rappresenterebbe una condanna a morte per suo figlio, se non fosse già stato ucciso. “Lo uccideranno, e il suo sangue sarà sulle mani dei leader responsabili. Un marchio d’infamia accompagnerà le loro famiglie per generazioni”, ha affermato.
La situazione umanitaria e diplomatica a Gaza
La situazione nella Striscia di Gaza continua a essere gravemente critica. Il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, ha definito la condizione “insostenibile”, sottolineando la necessità urgente di un cessate il fuoco e di un accordo per il rilascio degli ostaggi. Wadephul ha avvertito che il mondo sta osservando attentamente, e che l’isolamento diplomatico di Israele potrebbe aggravarsi ulteriormente se non si intervenisse rapidamente. Anche le Nazioni Unite denunciano gli ostacoli israeliani all’ingresso degli aiuti umanitari, con convogli che affrontano difficoltà e pericoli lungo i percorsi indicati, nonostante alcune quantità limitate di carburante siano entrate recentemente nella Striscia.
Le organizzazioni umanitarie, come Medici Senza Frontiere, segnalano che durante le distribuzioni di cibo si verificano regolarmente episodi di violenza con morti e feriti, aggravando la crisi alimentare e sanitaria. Solo pochi giorni fa, un episodio ha causato otto morti e settantasette feriti durante una distribuzione di farina a Zikim, nel nord di Gaza.
L’appello dei familiari degli ostaggi
I familiari degli ostaggi israeliani hanno manifestato in diverse occasioni la loro sofferenza e preoccupazione. In particolare, la famiglia Miran ha raccontato come Omri sia stato rapito a Nahal Oz lo scorso 7 ottobre, in circostanze drammatiche: Hamas avrebbe preso gli uomini del quartiere minacciando di uccidere un giovane vicino di casa per costringere Omri e altri alla cattura. La sorella di Omri ha dichiarato: “La nostra vita si è fermata il 7 ottobre”. Altri familiari hanno denunciato la posizione delle Nazioni Unite, accusandole di concentrarsi unicamente sui palestinesi e di ignorare le sofferenze israeliane.
Questo drammatico quadro si inserisce nel contesto di una guerra che continua a mietere vittime, tra attacchi israeliani a Gaza e l’azione di Hamas, con una situazione degli ostaggi che resta estremamente delicata e incerta.






