Un’analisi di Haaretz contraddice le affermazioni dei militari, rivelando un fuoco indiscriminato contro i veicoli sanitari. La famiglia di un sopravvissuto richiede dettagli sulla sua detenzione in Israele
Recenti sviluppi sull’uccisione di 15 medici e soccorritori palestinesi da parte delle forze armate israeliane nella Striscia di Gaza hanno sollevato gravi interrogativi sulle affermazioni ufficiali dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane). Secondo un’inchiesta condotta dal quotidiano israeliano Haaretz, emergono prove che mettono in discussione la versione dell’esercito, il quale aveva sostenuto che i soldati non avessero aperto il fuoco indiscriminatamente contro i veicoli di emergenza durante l’incidente avvenuto il 23 marzo.
Prove contraddittorie sulla condotta dell’IDF
L’analisi di Haaretz sui materiali forniti dall’IDF rivelerebbe che i soldati avrebbero invece sparato per oltre tre minuti a distanza ravvicinata contro ambulanze palestinesi e un’autopompa, nonostante i tentativi dei soccorritori di identificarsi come operatori sanitari. Queste nuove informazioni pongono una luce inquietante sulle modalità operative delle forze israeliane e sulla loro condotta in situazioni di conflitto, in particolare riguardo alla protezione dei civili e del personale medico, che dovrebbero essere rispettati secondo il diritto internazionale umanitario.
La petizione della famiglia di Assad al-Nsasrah
Inoltre, la famiglia di Assad al-Nsasrah, uno dei pochi sopravvissuti all’attacco, ha presentato una petizione alla Corte Suprema israeliana per ottenere informazioni sulla sua detenzione. Le autorità israeliane hanno confermato che al-Nsasrah è in custodia, ma le leggi d’emergenza in tempo di guerra consentono di mantenere segreta la localizzazione dei detenuti provenienti da Gaza. Ciò significa che il contatto con un legale potrebbe essere negato fino al 7 maggio, suscitando preoccupazioni per i diritti umani e la trasparenza legale nel trattamento dei prigionieri.
Questioni urgenti sulla protezione degli operatori sanitari
Questi eventi non solo evidenziano le tensioni persistenti tra le forze israeliane e la popolazione palestinese, ma sollevano anche questioni urgenti sulla protezione degli operatori sanitari in zone di conflitto, dove il loro ruolo è cruciale per salvare vite umane. La comunità internazionale osserva con apprensione, mentre i dettagli di questa vicenda continuano a emergere.






