Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato: “Preferisco non parlare con i giornalisti”, durante un’udienza per corruzione e truffa
Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano, si trova attualmente al centro di un controverso processo per corruzione e ha recentemente spiegato le sue motivazioni riguardo al rifiuto di concedere interviste ai giornalisti. Durante un’udienza in tribunale a Tel Aviv, ha affermato: “Se mi affido a un giornalista, che sia televisivo o della carta stampata, di solito mi fa a pezzi. Io ho un metodo diverso: faccio il mio servizio quotidiano, senza parlare con i giornalisti”. Questa dichiarazione ha acceso un acceso dibattito sulla libertà di stampa e sul ruolo dei media nel dibattito pubblico.
Le critiche ai media
Il premier ha risposto in questo modo a una domanda posta dall’avvocato di Yedioth Ahronot, uno dei principali quotidiani israeliani, durante un’udienza dedicata ai suoi attuali problemi legali. Netanyahu ha bollato il giornale come “Pravda”, un riferimento critico al noto organo di stampa sovietico, suggerendo che i media israeliani non siano imparziali. Questa analogia non è casuale: riflette il crescente malcontento di Netanyahu verso il modo in cui viene trattato dalla stampa, percepita come ostile e tendenziosa.
La comunicazione diretta con il pubblico
Nei suoi video pubblicati sui social media, il primo ministro sembra voler comunicare direttamente con il pubblico, bypassando i canali tradizionali. Questa scelta strategica non solo gli consente di controllare il messaggio, ma gli offre anche un’opportunità per presentarsi come un leader accessibile e trasparente, contrapposto a un’informazione che considera distorta.
Le sfide politiche e legali
La situazione di Netanyahu è particolarmente delicata, poiché il suo governo sta affrontando sfide significative, non solo dal punto di vista legale, ma anche politico. La riforma del sistema giudiziario che ha proposto ha generato ampie proteste e un clima di tensione sociale. Le sue dichiarazioni, quindi, non sono solo una difesa personale, ma anche una strategia per rafforzare la sua posizione politica in un momento critico.






