In un’intervista rilasciata al podcast di Patrick Bet-David, rilanciata dal Jerusalem Post, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha affrontato la questione del massacro avvenuto il 7 ottobre, rispondendo in modo netto alla domanda se quell’evento si sarebbe verificato se alla Casa Bianca ci fosse stato Donald Trump. “Probabilmente no”, ha affermato Netanyahu, sottolineando che la presenza di Trump avrebbe reso l’Iran più cauto.
Netanyahu e il ruolo di Trump nella crisi mediorientale
Secondo Netanyahu, la leadership di Trump avrebbe potuto influenzare l’atteggiamento di Teheran: “È difficile dirlo con questi maniaci”, ha spiegato, “ma forse l’Iran avrebbe controllato meglio il proprio gregge”. Il premier ha poi descritto come l’ex presidente statunitense Joe Biden abbia minacciato di imporre un embargo sulle armi a Israele e abbia avvertito di non entrare a Rafah, segnalando una linea più restrittiva rispetto all’amministrazione Trump.
La dinamica delle relazioni Israele-Usa-Iran
Le parole di Netanyahu riflettono le profonde divisioni e tensioni diplomatiche che segnano il rapporto tra Israele e le amministrazioni americane degli ultimi anni. Mentre Trump aveva adottato una linea più aggressiva contro l’Iran, culminata in raid mirati e una strategia di pressione, l’era Biden si è contraddistinta per una maggiore cautela, che secondo Netanyahu ha portato a minacce di embargo e limitazioni operative per Israele.
Il confronto tra i due presidenti Usa è emerso anche nel dibattito interno americano, dove la Camera ha bocciato una risoluzione di impeachment contro Trump, presentata per la sua decisione di attaccare l’Iran nel 2025.
In questo quadro complesso, Netanyahu ha ribadito la volontà di Israele di mantenere una posizione di forza, sottolineando la necessità di affrontare le minacce esistenziali provenienti dall’Iran e dalla sua attività nucleare, tema centrale nelle recenti operazioni militari e nelle tensioni regionali.






