Israele continua a mettere pressione sulla Siria con la minaccia di nuovi attacchi: ecco le parole del primo ministro Netanyahu
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha riaffermato oggi la determinazione di Israele a mantenere la sua presenza militare in Siria per far rispettare due precise linee rosse, riferendosi in particolare alla necessità di smilitarizzare l’area a sud di Damasco, che si estende dalle alture del Golan ai monti drusi, e di proteggere la comunità drusa.
Netanyahu: “Pronti a nuovi attacchi in Siria se necessario”
Nel messaggio video diffuso dall’ufficio del premier, Netanyahu ha accusato il regime di Abu Mohammed al-Jolani, leader del gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), di aver violato entrambe queste linee rosse. Secondo Netanyahu, il regime ha inviato un esercito a sud di Damasco e ha iniziato a massacrare i drusi, un atto inaccettabile per Israele. Il premier ha sottolineato che il cessate il fuoco annunciato dal regime è stato ottenuto solo “con la forza” e ha avvertito che Israele continuerà ad agire militarmente se sarà necessario.
Questa posizione si inserisce in un contesto di tensione crescente in Siria, dove la caduta del regime di Bashar al-Assad ha portato a un cambiamento radicale degli equilibri di potere. Il leader di HTS, Abu Mohammed al-Jolani, originario del Golan e figura chiave nella nuova Siria, ha assunto un ruolo di rilievo dopo la recente offensiva che ha portato al collasso dell’esercito siriano.
Il contesto e il ruolo di al-Jolani
Al-Jolani, noto anche come Ahmad al-Shara’, è un ex membro di al-Qaeda nel Levante che ha guidato la trasformazione di HTS in una forza dominante nel nord-ovest della Siria. Durante un recente discorso nella Grande Moschea degli Omayyadi a Damasco, ha definito la caduta di Assad come una vittoria per la “nazione islamica”, promettendo una nuova fase di giustizia e pulizia del narcotraffico, in particolare del Captagon, diffuso in Siria sotto il vecchio regime.
Nonostante un’immagine di moderazione rispetto al passato, al-Jolani resta una figura controversa, con una storia legata alla jihad e una leadership che continua a suscitare preoccupazioni regionali e internazionali.
In questo scenario, il governo israeliano mantiene alta la guardia e non esclude ripercussioni militari per contrastare ogni minaccia percepita lungo il confine siriano, rafforzando così il proprio impegno a tutela delle comunità alleate, come i drusi, e della stabilità nella regione.






