Parigi, 18 dicembre 2025 – Quattordici organizzazioni non governative (Ong) internazionali sono state escluse dall’ingresso nella Striscia di Gaza da parte delle autorità israeliane, una decisione denunciata da diverse associazioni umanitarie e confermata dal governo di Israele. Il ministero israeliano per la Diaspora e la lotta all’antisemitismo, che dal marzo scorso coordina le rigide procedure di accesso a Gaza, ha dichiarato ad AFP che su circa 100 domande presentate, solo 14 sono state respinte, mentre le altre sono state approvate o sono ancora in fase di revisione.
Il veto israeliano e le motivazioni ufficiali
Secondo il comunicato ufficiale, Israele sostiene di incoraggiare l’azione umanitaria ma non consentirà ad attori ostili o sostenitori del terrorismo di operare “sotto le mentite spoglie di aiuti umanitari”. Tra le Ong non autorizzate a operare nella Striscia figurano nomi di rilievo come Save the Children, che assiste circa 120.000 bambini, e l’American Friends Service Committee (Afsc). Questa esclusione ha sollevato critiche da parte di funzionari umanitari, che vedono nella decisione un tentativo di controllo politico sulle operazioni di aiuto in un territorio gravemente colpito dalla guerra e ancora privo di servizi essenziali come acqua ed elettricità.
L’emergenza umanitaria a Gaza
Nonostante un accordo di cessate il fuoco del 10 ottobre che prevedeva l’ingresso di 600 camion di aiuti al giorno, in realtà ne transitano solo tra 100 e 300, secondo fonti delle Ong e delle Nazioni Unite. La maggior parte delle merci trasportate è costituita da beni commerciali, di fatto inaccessibili per la maggioranza della popolazione di Gaza, aggravando così la crisi umanitaria in corso.
Il governo italiano, tramite il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha sottolineato l’importanza di intensificare gli aiuti: solo recentemente, attraverso il valico di Kerem Shalom, sono stati introdotti 15 camion di aiuti alimentari donati dall’Italia al Programma alimentare mondiale. Tajani ha inoltre evidenziato l’impegno italiano nelle evacuazioni e nel supporto alla popolazione palestinese, pur ribadendo la necessità di una soluzione politica basata sulla convivenza pacifica di due Stati.
Le tensioni e la complessità della situazione umanitaria a Gaza restano al centro del dibattito internazionale, mentre le Ong denunciano una crescente incertezza sul loro futuro operativo nella regione entro la scadenza del 31 dicembre.






