Roma, 24 luglio 2025 – Una dichiarazione controversa e dirompente è stata resa dal ministro israeliano ultranazionalista Amihai Ben-Eliyahu, che ha affermato senza mezzi termini che “tutta Gaza sarà ebraica” e che il governo israeliano sta spingendo per la cancellazione della Striscia di Gaza. Le sue parole sono state riportate dal giornalista Barak Ravid su X.
Le parole del ministro israeliano e la reazione internazionale
Il ministro Ben-Eliyahu ha dichiarato: “Grazie a Dio, stiamo estirpando questo male. Stiamo spingendo la popolazione che si è istruita sul Mein Kampf”, un’affermazione che richiama un linguaggio estremista e che ha immediatamente provocato reazioni sia interne che internazionali. Il riferimento a un’ideologia nazista e la volontà dichiarata di “cancellare” Gaza accentuano la gravità della situazione, con implicazioni che vanno ben oltre la retorica politica.
🚨Israeli ultranationalist minister @Eliyahu_a: “All Gaza will be Jewish…the government is pushing for Gaza being wiped out. Thank god, we are wiping out this evil. We are pushing the population that has educated on Mein Kampf”
— Barak Ravid (@BarakRavid) July 24, 2025
In risposta a questo clima di tensione, l’Unione Europea ha ribadito la propria posizione con fermezza. Un portavoce della Commissione Ue ha sottolineato che “tutte le opzioni rimangono sul tavolo se Israele non rispetta gli impegni presi” riguardo alla gestione degli aiuti umanitari per Gaza. Il portavoce ha inoltre evidenziato la complessità delle operazioni umanitarie, sottolineando come la sicurezza e l’incolumità dei civili costituiscano la principale preoccupazione in un contesto operativo estremamente difficile.
La Commissione ha riconosciuto che Israele ha compiuto alcuni progressi, con un aumento del numero di camion di aiuti che entrano nella Striscia di Gaza, l’apertura di nuovi attraversamenti e un incremento delle riserve di carburante, ma ha precisato che “la situazione rimane disastrosa e c’è molto, molto da fare ancora”. Il messaggio dell’Ue è chiaro: è urgente che Israele dia seguito alle sue promesse per interrompere il ciclo di sofferenza e violenza che perdura da troppo tempo.
Lapid condanna le parole del ministro Eliyahu: “Un disastro per l’immagine di Israele”
Il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid ha duramente criticato le dichiarazioni del ministro ultranazionalista Amihai Eliyahu, definendole “un attacco ai valori” e “un disastro per le pubbliche relazioni” di Israele, soprattutto in un momento in cui il Paese è chiamato a giustificare la propria azione militare sulla scena internazionale.
Secondo Lapid, con un governo dominato da “una minoranza estremista”, Israele non potrà mai convincere il mondo della legittimità della sua guerra contro il terrorismo. Ha poi aggiunto che i soldati israeliani “non combattono, non muoiono e non vengono feriti per sterminare una popolazione civile”, prendendo così nettamente le distanze da ogni forma di retorica eliminazionista nei confronti dei palestinesi.
Alle parole di Lapid si è unita anche la condanna del parlamentare Ayman Odeh, leader dell’alleanza di sinistra Hadash-Ta’al, che in un tweet ha paragonato le dichiarazioni del ministro Eliyahu alla propaganda della Germania nazista, affermando che “è esattamente ciò che dicevano in Germania”.
Hamas, la trattativa e la dinamica del conflitto
Nel frattempo, sul fronte delle trattative, si registra un’apertura da parte delle autorità israeliane. L’ufficio del primo ministro ha confermato di aver ricevuto una nuova risposta da Hamas alla proposta di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi, attualmente in fase di attenta valutazione. Fonti israeliane hanno definito la risposta di Hamas come “praticabile”, anche se alcuni funzionari segnalano progressi limitati, con un irrigidimento delle posizioni sui punti più controversi della trattativa.






