Mentre l’offensiva israeliana su Gaza City si intensifica, crescono in Israele le preoccupazioni delle famiglie degli ostaggi detenuti nei territori palestinesi. La tensione e la paura per la sorte dei loro cari hanno portato il Forum che rappresenta i parenti degli ostaggi a dichiarare lo stato di emergenza e a organizzare una protesta permanente davanti alla residenza del primo ministro Benyamin Netanyahu a Gerusalemme.
Israele: le famiglie degli ostaggi in stato di emergenza
Secondo quanto riferito dal Forum, che rappresenta le famiglie di 48 ostaggi, di cui circa 20 ancora ritenuti vivi, la recente offensiva militare dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane) con incursioni di carri armati e bombardamenti pesanti a Gaza City potrebbe mettere a rischio la vita dei prigionieri. Le famiglie, terrorizzate, si sono radunate spontaneamente nelle ore notturne, mentre è stato allestito un accampamento di tende fuori dalla residenza del premier Netanyahu. Il Forum ha annunciato che questo presidio rimarrà attivo finché non verrà ascoltata la loro richiesta di un ritorno immediato degli ostaggi e di una cessazione del conflitto.
Le accuse contro Netanyahu e la missione di Rachel Goldberg-Polin
Il Forum ha rivolto un duro appello, accusando il primo ministro di aver “sacrificato” gli ostaggi per ragioni politiche. Secondo il gruppo, Netanyahu avrebbe ignorato le avvertenze del capo di stato maggiore delle IDF, che avrebbe messo in guardia contro l’operazione militare in corso. Rachel Goldberg-Polin, madre di uno degli ostaggi rapiti e uccisi da Hamas, continua a lottare per la liberazione dei prigionieri nonostante la perdita del figlio. Inserita tra le 100 persone più influenti dal Time, ha incontrato leader mondiali e il Papa, sottolineando che “le lacrime sono tutte uguali” e promuovendo un messaggio di pace e di umanità in un contesto di guerra e dolore diffuso.






