Secondo la scrittrice, l’azione del governo israeliano sta generando un’ondata di antisemitismo a livello globale, poiché molti identificano gli ebrei con le decisioni di Netanyahu
Edith Bruck, scrittrice e sopravvissuta all’Olocausto, ha lanciato un appello accorato contro il governo di Benjamin Netanyahu, esortando i cittadini israeliani a ribellarsi. In una recente intervista, Bruck ha sottolineato l’importanza di contestare il governo giorno e notte, esprimendo la propria sofferenza per la situazione a Gaza, che considera insostenibile e dolorosa. Secondo Bruck, l’azione del governo israeliano sta generando un’ondata di antisemitismo a livello globale, poiché molti identificano gli ebrei con le decisioni di Netanyahu.
Crescente malcontento in Israele
Le parole di Bruck risuonano in un contesto di crescente malcontento in Israele, dove ogni sabato si tengono manifestazioni contro la leadership di Netanyahu. Nonostante le continue proteste, il premier sembra ignorare le richieste del popolo, rifugiandosi nel supporto di una destra religiosa che invoca la violenza in nome di Dio. Bruck critica aspramente questa strumentalizzazione della fede, definendola una “mostruosità” che evoca i tempi più bui della storia.
Preoccupazioni sull’esercito israeliano
L’autrice ha anche sollevato preoccupazioni riguardo all’esercito israeliano, affermando che molti soldati non vogliono partecipare alle operazioni a Gaza. “Dovrebbero tutti ribellarsi e rifiutare ordini disumani,” ha dichiarato, proponendo un’azione diretta contro la residenza di Netanyahu. Questa richiesta di disobbedienza civile si colloca in un panorama dove le istituzioni europee e internazionali sembrano inerti di fronte agli eventi, limitandosi a dichiarazioni di intenti senza azioni concrete.
Riflessioni sulla politica internazionale
Bruck ha messo in evidenza come l’Unione Europea sia storicamente riluttante a prendere posizioni forti, a causa di un senso di colpa per il passato. Ha sollecitato gli Stati Uniti a rivedere la loro politica di supporto a Israele, suggerendo che un blocco delle forniture di armi potrebbe contribuire a fermare il conflitto. La scrittrice ha concluso la sua riflessione proponendo la creazione di uno Stato palestinese come una possibile via d’uscita dalla crisi, un’idea che, secondo lei, potrebbe cambiare radicalmente le dinamiche della regione.






