Tel Aviv, 13 ottobre 2025 – L’alba di un giorno atteso da due anni. Dopo 737 giorni di prigionia, le famiglie degli ostaggi israeliani si preparano a riabbracciare i propri cari.
Secondo quanto riportano i media israeliani, il rilascio inizierà alle 8 ora locale (le 7 in Italia) attraverso il corridoio di Netzarim, il passaggio che collega la Striscia di Gaza a Israele.
A Hostages Square, nel cuore di Tel Aviv, centinaia di persone si sono già radunate tra bandiere biancoazzurre e cartelli con i volti dei prigionieri nelle mani di Hamas. Il nastro giallo, divenuto simbolo della campagna per la liberazione, sventola tra canti e lacrime.
Sul palco, una voce intona in inglese “Bring ‘em home” — “Riportateli a casa” — mentre l’emozione cresce di minuto in minuto.
Famiglie in viaggio verso il confine
Molte famiglie che vivono lontano dal sud di Israele hanno ricevuto messaggi ufficiali che le invitano a raggiungere la base militare di Re’im, vicino al confine con Gaza, in vista del previsto rilascio.
Secondo l’emittente Channel 12, la liberazione avverrà in due fasi: la prima alle 8 del mattino e la seconda intorno alle 10 ora locale, con prigionieri provenienti da Khan Younis e da altre aree dell’enclave palestinese.
Al momento non ci sono conferme ufficiali né da parte del governo israeliano né da Hamas, ma la tensione è altissima. Le autorità di Tel Aviv hanno predisposto corridoi umanitari e squadre mediche per accogliere i rilasciati e trasferirli immediatamente nei centri di debriefing e assistenza psicologica.
Trump: “Stiamo andando a rendere tutti felici”
Il presidente statunitense Donald Trump, che ha mediato il cessate il fuoco e la firma dell’accordo tra Israele e Hamas, ha commentato poche ore prima dell’annuncio:
“Non so perché abbiano fischiato Netanyahu, ma noi stiamo andando a rendere tutti felici. La guerra è finita.”
Parole che segnano la fine di un conflitto durato due anni, costato la vita a decine di migliaia di civili e che ha devastato Gaza e il sud di Israele.
Tel Aviv attende il momento della verità
A Hostages Square, tra lacrime e speranza, si respira un’atmosfera di liberazione collettiva. Molti tengono tra le mani fotografie ormai sbiadite, altri accendono candele o abbracciano sconosciuti.
Le autorità israeliane hanno raccomandato calma, ma l’attesa è ormai insostenibile.
Quando il sole sorgerà su Tel Aviv e l’orologio segnerà le 8:00, tutto il Paese tratterrà il fiato: dopo oltre due anni di dolore, Israele si prepara a vivere il giorno della speranza.






