Gerusalemme, 7 agosto 2025 – Migliaia di cittadini israeliani sono pronti a scendere in piazza oggi pomeriggio in tutto il Paese per manifestare contro l’occupazione militare della Striscia di Gaza e in favore del rilascio degli ostaggi. La protesta coincide con una cruciale riunione del gabinetto politico-di sicurezza, durante la quale verrà deciso se l’IDF (Forze di Difesa Israeliane) estenderà le operazioni militari a Gaza, includendo un’eventuale occupazione della Striscia.
La manifestazione davanti al governo di Gerusalemme
L’evento principale della protesta si svolgerà a Gerusalemme, davanti all’edificio del governo dove si sta tenendo il vertice decisionale. A lanciare un appello accorato alla partecipazione è stata Einav Tsangauker, madre di uno degli ostaggi, Matan Tsangauker. In un messaggio diretto alla popolazione, Einav ha definito la serata come “cruciale per la vita del nostro Paese”. Ha inoltre dichiarato che nelle settimane scorse ci sono state possibilità di raggiungere un accordo per il rilascio degli ostaggi, ma che il Primo Ministro Netanyahu avrebbe mancato di mantenere le promesse fatte, compromettendo così le trattative.
Accuse contro il governo e appello alla mobilitazione
Einav Tsangauker ha accusato apertamente Netanyahu di aver “sfruttato il dolore delle famiglie e del popolo israeliano ferito” per far fallire un’intesa che avrebbe potuto liberare gli ostaggi senza ulteriori escalation militari. Ha sottolineato come un vero accordo non dovrebbe prevedere la conquista della Striscia di Gaza né mettere a rischio la vita di ostaggi e soldati. “Mi ha mentito, ha mentito a tutti” ha affermato con fermezza.
L’appello finale è rivolto a tutti gli israeliani: “Chiedo a ciascuno di voi, venite con noi questa sera a Gerusalemme, fermiamoli insieme”. Il messaggio invita a una mobilitazione pacifica ma determinata per fermare quella che le famiglie degli ostaggi e molti cittadini ritengono una scelta politica pericolosa e controproducente. La manifestazione assume così un forte valore simbolico e politico, nel momento in cui si decide il futuro delle operazioni militari nella regione.






