Il gabinetto israeliano ha accolto con favore l’appello del presidente USA Donald Trump sul processo a Netanyahu
È forte la reazione del gabinetto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alle recenti dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha chiesto formalmente l’annullamento del processo penale in corso contro il premier israeliano. Le accuse contro Netanyahu sono state definite una vera e propria “persecuzione politica“, un attacco ingiustificato contro un leader che, secondo i suoi sostenitori, ha tutelato la sicurezza dello Stato di Israele nei momenti più critici.
L’appoggio dei ministri israeliani alle parole di Trump
Il ministro della Cultura israeliano, Miki Zohar, ha espresso il suo pieno sostegno alle parole di Trump, condividendo su X un messaggio che invita a mettere fine al procedimento giudiziario. Zohar ha sottolineato che i casi contro Netanyahu “stanno comunque crollando” e ha accompagnato il suo post con un’immagine generata dall’intelligenza artificiale che ritrae Trump e Netanyahu fianco a fianco, con un leone ruggente alle loro spalle, simbolo di forza e coraggio. Secondo il ministro, il presidente statunitense è “un vero amico del popolo ebraico” ed esprime ciò che molti israeliani sentono nel profondo del cuore.
Anche il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, ha ribadito la sua posizione con un lungo intervento su X, definendo il processo “distorto, irragionevole e contrario al più profondo senso di giustizia”. Sa’ar ha aggiunto che la procedura giudiziaria rappresenta “un insulto allo Stato e una violazione delle sue leggi”, evidenziando la gravità percepita della situazione politica interna.
Netanyahu, una figura storica al centro della controversia
Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele dal 29 dicembre 2022 e già in carica in diversi mandati precedenti, è una figura di spicco e controversa della politica israeliana. Nato a Tel Aviv nel 1949, Netanyahu è il leader del partito conservatore Likud e il capo di governo rimasto più a lungo in carica nella storia dello Stato ebraico. La sua carriera politica è stata segnata da momenti di grande tensione, sia sul fronte interno sia in politica estera.
L’appello di Donald Trump, diventato presidente degli Stati Uniti per la seconda volta nel 2025, si inserisce in un contesto politico complesso, dove la leadership di Netanyahu viene vista dai suoi sostenitori come imprescindibile per la sicurezza di Israele. Trump, noto per il suo stile diretto e per la sua posizione spesso controversa sulle questioni internazionali, ha scelto di schierarsi pubblicamente, invitando a porre fine a “un’inconcepibile ingiustizia”.
La posizione degli Stati Uniti, tradizionalmente alleati di Israele, assume così un nuovo significato nel panorama geopolitico attuale, influenzando le dinamiche interne israeliane e l’equilibrio regionale.






