Roma, 27 settembre 2025 – In meno di trent’anni Israele è diventata una potenza centrale della cybersecurity globale. La sua influenza si estende dal software al silicio, passando per i centri di ricerca delle Big Tech e i mercati finanziari. Firewall, cloud-native security, automazione dei SOC e persino gli acceleratori hardware nei data center hanno spesso radici israeliane. Un ecosistema che unisce innovazione tecnologica, pipeline di talento e forti investimenti internazionali.
Le innovazioni fondative: software che ha cambiato la storia
La cybersecurity moderna non si capisce senza i marchi nati in Israele.
Firewall e ispezione stateful: Check Point, fondata negli anni ’90, ha creato il concetto di stateful inspection, base di tutti i firewall successivi. Oggi è un vendor globale con soluzioni NGFW, SASE e cloud security.
PAM e gestione identità: CyberArk è leader nei Magic Quadrant di Gartner per il Privileged Access Management, proteggendo gli account privilegiati nelle architetture ibride.
EDR/XDR con intelligenza artificiale: SentinelOne, fondata da imprenditori israeliani, è riferimento per l’uso del machine learning su endpoint, IoT e workload cloud.
Cloud-native e DevSecOps: Snyk ha introdotto la logica “developer-first” nella sicurezza del codice. Wiz, Orca e Aqua Security hanno ridefinito il mercato CNAPP e shift-left. Wiz, in particolare, ha rifiutato nel 2024 un’acquisizione da 23 miliardi di dollari da parte di Alphabet.
SASE e ZTNA: Cato Networks, guidata da Shlomo Kramer (co-fondatore di Check Point), è tra i brand SASE in più rapida crescita, con round da centinaia di milioni di dollari. Nel 2023 Check Point ha acquisito Perimeter 81 per circa 490 milioni.
OT/IoT/Healthcare IoT: Claroty ha inglobato Medigate e definito la categoria XIoT. Microsoft ha comprato CyberX (OT/IoT), Honeywell ha acquisito SCADAfence, Tenable ha rilevato Indegy. Settore cruciale per energia, trasporti e sanità.
SOC e automazione: Palo Alto Networks ha acquisito Demisto (SOAR), Microsoft Adallom (CASB). Queste innovazioni hanno trasformato la gestione dei Security Operation Center.
L’hardware e la dimensione cyber-physical
Non solo software. Israele ha inciso profondamente anche nell’hardware della sicurezza.
DDoS e appliance NGFW: Radware è leader nei servizi anti-DDoS e WAF as-a-Service con una rete globale di scrubbing da oltre 12 Tbps. Check Point continua a produrre appliance NGFW enterprise.
Telco e deep packet inspection: Allot fornisce DPI e soluzioni di sicurezza per operatori di telecomunicazioni a scala multi-terabit.
HSM e token crittografici: la linea storica di Aladdin (eToken, DRM) confluita in SafeNet, poi Gemalto e infine Thales, alimenta ancora oggi la supply-chain di PKI/HSM in uso globale.
Automotive e embedded security: Argus (acquisita da Continental) ha aperto il mercato della sicurezza ECU. Karamba, Upstream e C2A Security offrono soluzioni per IDS, hardening runtime e compliance ai costruttori automobilistici.
Silicio di rete e acceleratori: Mellanox (oggi NVIDIA Networking) ha dato vita ai DPU BlueField, che scaricano su hardware funzioni di sicurezza come microsegmentazione, IDS/IPS e cifratura a linea-rate. Oggi sono base nei data center cloud.
La pipeline del talento: Unit 8200 e venture capital
Molte delle scale-up citate hanno un filo comune: l’esperienza militare dei fondatori. La Unit 8200, divisione SIGINT e cyber dell’IDF, è la fucina che ha prodotto centinaia di imprenditori, CTO e ricercatori.
Accanto al capitale umano, c’è quello finanziario. Piattaforme come Team8, Cyberstarts, Glilot catalizzano round da miliardi di dollari. Nel 2024-2025 l’ecosistema israeliano ha attratto circa il 40% del private funding nel settore cyber rispetto ai livelli USA, un dato sproporzionato rispetto alle dimensioni del Paese.
Hard power e controversie: spyware e forensics
Non mancano i lati controversi. Israele ospita aziende di spyware come NSO Group e Candiru, finite nella Entity List USA nel 2021 per abusi documentati. Il governo ha imposto restrizioni all’export, riducendo i Paesi autorizzati.
La società Cellebrite è invece leader nel digital forensics: il suo sistema UFED per estrarre dati da smartphone è usato da polizie e agenzie in tutto il mondo. Ma il suo impiego solleva dubbi sui diritti umani e la privacy.

Il peso macro: investimenti e M&A
L’impatto israeliano si misura anche in numeri:
Nel 2024 gli investimenti in cybersecurity israeliana hanno raggiunto livelli pari al 40% di quelli USA.
I grandi gruppi globali hanno integrato innovazione israeliana: Microsoft (Adallom, CyberX), Palo Alto Networks (Demisto), Honeywell (SCADAfence), Tenable (Indegy), Check Point (Perimeter 81).
I centri R&D delle Big Tech a Tel Aviv e Haifa sono ormai parte strutturale della catena globale di innovazione.
Snapshot: software e hardware a confronto
Software chiave: firewall/NGFW (Check Point), PAM (CyberArk), EDR/XDR (SentinelOne), CNAPP/DevSecOps (Wiz, Orca, Aqua, Snyk), OT/XIoT (Claroty, CyberX, Indegy), SOAR/CASB (Demisto, Adallom).
Hardware e cyber-physical: appliance DDoS/WAF (Radware), NGFW enterprise (Check Point), DPI/Telco (Allot), HSM/token (Aladdin→Thales), automotive IDS/ECU (Argus, Karamba, Upstream), DPU BlueField (NVIDIA, ex-Mellanox).
Cosa significa per chi compra sicurezza
Tre considerazioni pratiche per aziende e governi:
Consolidamento: piattaforme israeliane dominano più domini (identity, endpoint, cloud, OT, SASE).
Prestazioni hardware: in scenari di latenza critica (DDoS massivi, IDS/IPS inline, microsegmentazione), la scelta ricade spesso su appliance o DPU israeliane.
Governance e compliance: spyware e forensics richiedono regole chiare. Le restrizioni export USA e israeliane mostrano che la supply-chain cyber ha un forte profilo etico e geopolitico.
Una presenza strutturale
L’ecosistema israeliano non è un’anomalia temporanea ma una presenza strutturale. Dalla Silicon Valley ai ministeri della Difesa, dai data center cloud alle centrali elettriche, pezzi fondamentali della sicurezza informatica mondiale hanno radici in Israele.
Un Paese piccolo per popolazione, ma capace di esercitare un’influenza enorme grazie a una miscela unica di innovazione, capitale umano e investimenti globali. E con la spinta dell’intelligenza artificiale, la prossima ondata di trasformazioni digitali vedrà Israele ancora al centro.






