Tel Aviv, 17 agosto 2025 – Proseguono le tensioni in Israele legate allo sciopero generale e alle manifestazioni organizzate in molte città del Paese per chiedere la fine della guerra nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas. Le forze dell’ordine hanno arrestato almeno 25 manifestanti coinvolti in tafferugli e blocchi stradali, mentre la situazione resta tesa in particolare a Tel Aviv e Gerusalemme.
Netanyahu e i ministri: i manifestanti “aiutano Hamas”
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha duramente criticato i dimostranti, accusandoli di favorire Hamas e di contribuire al rafforzamento del gruppo armato palestinese. “Coloro che oggi chiedono la fine della guerra non solo stanno irrigidendo la posizione di Hamas e ritardando il rilascio dei nostri ostaggi, ma stanno anche assicurando che gli orrori del 7 ottobre si ripeteranno”, ha affermato il premier citato dai media di Tel Aviv. Netanyahu ha ribadito che il controllo della sicurezza nella Striscia di Gaza rappresenta una condizione imprescindibile per porre fine al conflitto, condizione che Hamas continua a rifiutare. Ha inoltre insistito sul disarmo totale di Hamas e della Striscia nel tempo.
Anche il ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir ha attaccato i manifestanti, definendoli responsabili di aver indebolito Israele prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre e di volerlo fare ancora oggi. “Questo sciopero rafforza Hamas e ritarda il ritorno degli ostaggi”, ha dichiarato, sottolineando come la protesta sia una “cinica linea politica sulle spalle dei rapiti”. La ministra dei Trasporti, Miri Regev, esponente del Likud di Netanyahu, ha aggiunto che la guerra si vince uniti e ha criticato chi trasforma la solidarietà in campagna politica, danneggiando infrastrutture.
Le proteste e il ruolo delle famiglie degli ostaggi
Le manifestazioni, che hanno coinvolto decine di migliaia di persone fin dalle prime ore della mattina, hanno bloccato strade principali e autostrade, tra cui l’autostrada 16, via d’accesso a Gerusalemme, con falò accesi nel mezzo delle carreggiate e pneumatici dati alle fiamme. Il punto centrale delle proteste è la cosiddetta “piazza degli ostaggi” a Tel Aviv, dove è attesa la presenza di oltre un milione di persone. Qui si svolgeranno anche discorsi dei familiari degli ostaggi per tutta la giornata.
Il presidente israeliano Isaac Herzog si è recato proprio in piazza per incontrare le famiglie dei rapiti e ha assicurato che il popolo israeliano è determinato a riportare a casa tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. “Non li dimentichiamo e stiamo facendo tutto il possibile per riportarli a casa”, ha detto Herzog, esortando la comunità internazionale a fare pressione sul gruppo palestinese.
Le proteste, organizzate dal Forum delle famiglie degli ostaggi, intendono sollecitare un accordo per la liberazione dei circa 50 ostaggi ritenuti ancora vivi, contestando la decisione del governo di proseguire l’offensiva militare a Gaza anziché negoziare uno scambio. Oltre a Tel Aviv, sono previste iniziative in circa 400 località di tutto il Paese.
L’atmosfera in Israele resta dunque estremamente tesa, con una forte polarizzazione tra chi sostiene la linea dura del governo Netanyahu e chi invece chiede un immediato cessate il fuoco e il ritorno degli ostaggi, sottolineando il peso umano del conflitto ancora in corso.






