Tel Aviv, 3 novembre 2025 – Si è conclusa con l’arresto di Yifat Tomer-Yerushalmi, ex procuratrice generale militare israeliana, la vicenda che ha scosso le forze armate di Israele e l’opinione pubblica internazionale. La maggiore generale, figura di spicco nel sistema legale delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), si era dimessa venerdì scorso dopo aver ammesso di aver autorizzato la diffusione di un video che documentava gravi abusi su un detenuto palestinese nel centro di detenzione di Sde Teiman. La sua successiva scomparsa, accompagnata dal ritrovamento di una lettera d’addio, aveva alimentato una massiccia mobilitazione di forze di ricerca fino al suo ritrovamento, sana e salva, sulla spiaggia di Herzliya.
🇮🇱 Israeli Military Advocate General Maj. Gen. Yifat Tomer-Yerushalmi, who leaked footage of Israelis sexually assaulting Palestinians is currently missing after resigning on Friday
A suicide note was found at her home according to Israeli media pic.twitter.com/TjEIFyFtJa
— HOT SPOT (@HotSpotHotSpot) November 2, 2025
Il caso della diffusione del video e le accuse di tortura
Il filmato, trasmesso dal canale israeliano Channel 12, mostrava un gruppo di militari israeliani intenti a maltrattare un prigioniero palestinese, sottoponendolo a sevizie che includevano calpestamenti, scariche elettriche con taser e torture con oggetti contundenti, provocando al detenuto ferite gravi quali sette costole rotte, un polmone perforato e lesioni al retto. La pubblicazione di queste immagini ha scatenato un’ondata di indignazione e ha portato all’arresto di cinque riservisti coinvolti negli abusi. Tomer-Yerushalmi aveva dichiarato di aver autorizzato la diffusione del video per contrastare propaganda e false accuse, difendendo la trasparenza del dipartimento legale dell’IDF.

Il suo gesto, però, ha innescato una crisi politica e militare, con la procuratrice ora accusata di aver ostacolato le indagini sull’origine della fuga di notizie. Contestualmente, è stato arrestato anche l’ex procuratore capo, il tenente colonnello Matan Solomosh, coinvolto nelle indagini sull’insabbiamento.
La reazione politica e il ruolo di Netanyahu
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, al vertice del governo israeliano dal dicembre 2022 e riconfermato in un quadro politico sempre più polarizzato, ha definito la diffusione del video come “la più grave operazione di danno d’immagine mai subita dallo Stato d’Israele e dalle Forze di Difesa”. Netanyahu ha sottolineato la necessità di un’indagine indipendente e imparziale, mentre continua a spingere su una linea dura contro l’opposizione politica e il sistema giudiziario, in particolare la Corte Suprema.
Nel contesto della crisi, Netanyahu ha ribadito il suo sostegno al disegno di legge per introdurre la pena di morte per i terroristi, una misura sostenuta anche dal ministro per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, noto per le sue posizioni estremiste. La tensione sociale resta alta, con manifestazioni di gruppi di estrema destra che hanno tentato di ostacolare le indagini contro i militari coinvolti.
Il caso della procura militare e la diffusione del video degli abusi contribuiscono a mettere sotto pressione il governo israeliano, alimentando dibattiti sulla trasparenza delle forze armate e sulle responsabilità nella gestione del conflitto che coinvolge civili e prigionieri palestinesi. La vicenda resta al centro di un confronto acceso tra politica, giustizia e opinione pubblica, con ripercussioni che oltrepassano i confini nazionali.






