Teheran, 6 settembre 2025 – In Iran è stata eseguita all’alba l’impiccagione di un uomo condannato a morte in relazione alle proteste scoppiate nel 2022 dopo la morte di Mahsa Amini, la giovane curda la cui tragedia ha innescato un’ondata di manifestazioni nel Paese. Secondo fonti giudiziarie locali, Mehran Bahramian è stato giustiziato con l’accusa di “moharebeh”, ossia “guerra contro Dio”, per aver partecipato con violenza agli scontri e per aver ucciso un agente di sicurezza.
Il caso Mehran Bahramian e la repressione delle proteste in Iran
Secondo quanto riportato dal sito di notizie giudiziarie Mizan Online, Bahramian era stato arrestato dopo un episodio avvenuto il 31 dicembre 2022 a Semirom, nella provincia di Isfahan, in cui un gruppo di manifestanti avrebbe sparato contro un veicolo delle forze di sicurezza, causando la morte dell’agente Mohsen Rezaei e il ferimento di altri. Nella sentenza emessa dal Tribunale Rivoluzionario di Isfahan e confermata dalla Corte Suprema, Bahramian viene descritto come un “teppista” che “ha sparato contro il veicolo di sicurezza e incitato la popolazione ad attaccare edifici e personale governativo”. La condanna è stata eseguita nelle prime ore del mattino.






