Teheran, 10 giugno 2025 – La giustizia iraniana ha eseguito oggi la condanna all’amputazione delle mani di due uomini accusati di furto e vandalismo, una pena confermata dalla Corte Suprema e applicata nella provincia di Isfahan. L’annuncio è stato fatto da Assadollah Jafari, presidente della provincia, attraverso la televisione di Stato.
Amputazioni come pena capitale per reati di furto in Iran
La pratica dell’amputazione come punizione per reati, in particolare il furto, è prevista dal codice penale islamico iraniano e risale al periodo successivo alla rivoluzione islamica del 1979. Secondo l’articolo 201 del codice, la rapina è punita inizialmente con l’amputazione di quattro dita della mano destra, mentre recidive possono portare all’amputazione del piede o alla pena di morte. Nei casi odierni, la condanna è stata applicata dopo l’approvazione della Corte Suprema, evidenziando come questa forma di giustizia corporale continui ad essere praticata nonostante le forti critiche internazionali.
Le proteste internazionali e il contesto dei diritti umani
Le condanne a mutilazioni, esecuzioni e altre pene corporali in Iran hanno suscitato da tempo la protesta di organizzazioni per i diritti umani e attivisti civili, che denunciano tali provvedimenti come “barbari” e “medievali”. Nel passato, casi simili sono stati documentati, come l’amputazione pubblica di dita per “condotta immorale” e la recente esecuzione di manifestanti politici. Organizzazioni come Iran Human Rights hanno chiesto più volte un intervento deciso della comunità internazionale contro queste pratiche, ritenute una forma di terrore e repressione contro la popolazione. Il presidente della provincia di Isfahan, Asadollah Jafari, è già noto per aver dichiarato in passato condanne severe verso coloro accusati di reati gravi come “tradimento” e “guerra contro lo Stato”.
Il ricorso a tali pene sottolinea la persistenza di un sistema giudiziario che si basa ancora su interpretazioni rigorose della legge islamica (shari’a), mantenendo metodi di punizione che suscitano ampia condanna a livello globale. L’Iran, a più di quarant’anni dalla rivoluzione islamica che ha trasformato il Paese in una Repubblica Islamica, continua dunque a confrontarsi con gravi questioni relative ai diritti umani e alla giustizia penale.