Washington, 7 novembre 2025 – Gli USA stanno inasprendo le condizioni per il rilascio dei visti, con un focus particolare sui requisiti sanitari dei richiedenti. Una recente direttiva del Dipartimento di Stato americano stabilisce che i visti potranno essere negati a coloro che presentano “problemi di salute” rilevanti, incluse patologie come obesità, diabete e malattie cardiovascolari.
Nuove indicazioni per il rilascio dei visti USA
Secondo quanto riportato dai media statunitensi, la direttiva è stata inviata a tutte le rappresentanze diplomatiche e consolari nel mondo, con l’obiettivo di valutare l’idoneità dei migranti non solo in base a età e condizioni economiche, ma anche al loro stato di salute, per evitare che possano rappresentare un onere per il sistema sanitario americano.
Storicamente, le procedure di rilascio dei visti includevano già un controllo sanitario, principalmente per prevenire l’ingresso di persone affette da malattie infettive come la tubercolosi. Tuttavia, la nuova direttiva estende l’attenzione anche a condizioni croniche e costose da trattare, come si legge nel documento visionato dall’agenzia sanitaria Kff:
“patologie mediche che possono richiedere centinaia di migliaia di dollari in cure e medicine, inclusi tumori, malattie cardiovascolari, metaboliche, neurologiche, mentali, respiratorie, obesità e diabete”.
Critiche e preoccupazioni
L’introduzione di questa politica ha suscitato critiche, tra cui quella di Charles Wheeler, avvocato senior della Onlus statunitense Catholic Legal Immigration Network. Wheeler ha espresso preoccupazione per il fatto che “persone senza alcun training medico possano decidere indipendentemente, basandosi solo sulle loro opinioni o prevenzioni, sullo stato di salute dei richiedenti il visto”.
La stretta sui requisiti sanitari per la concessione dei visti si inserisce in un contesto di crescente attenzione statunitense ai costi sanitari pubblici e alle implicazioni economiche dell’immigrazione. Tuttavia, la decisione potrebbe influire in modo significativo sulle possibilità di ingresso negli USA di numerosi migranti con condizioni mediche preesistenti, ampliando il dibattito sul bilanciamento tra sicurezza sanitaria e diritti umani.






