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Home Esteri

In sciopero della fame da 50 giorni otto attivisti ProPal: “Rischio morte concreto”

Otto attivisti di Palestine Action in carcere senza condanna definitiva, condizioni critiche dopo 50 giorni di sciopero. Cresce la pressione su governo e diritti umani

by Giacomo Camelia
18 Dicembre 2025
ProPal

alanews.it

Londra, 18 dicembre 2025 – È ormai allarme per la salute di otto detenuti britannici del gruppo ProPal Palestine Action, attualmente in sciopero della fame da quasi cinquanta giorni. Questi attivisti pro-palestinesi, trattenuti in regime di custodia cautelare senza condanna definitiva, rischiano gravi conseguenze fisiche, fino al decesso. La protesta nasce come risposta alla loro detenzione preventiva e alla recente messa al bando del gruppo da parte del governo laburista guidato da Keir Starmer, che ha classificato Palestine Action come organizzazione terroristica.

Bandiera della Palestina
Bandiera della Palestina – Shutterstock.com

Sciopero della fame e condizioni critiche dei ProPal

Gli attivisti si oppongono alla loro condizione processuale e carceraria, sottolineando l’assenza di accuse relative a attentati contro persone. Tuttavia, la loro protesta estrema ha già portato alcuni di loro al ricovero ospedaliero, ottenuto solo dopo pressioni da parte di familiari e attivisti per i diritti umani. Questa forma di protesta è la più lunga registrata nel Regno Unito dopo quella del 1981, quando il repubblicano nordirlandese Bobby Sands e altri nove prigionieri morirono durante uno sciopero della fame nel carcere di Maze, in un contesto segnato dal conflitto dei Troubles.

Ella Moulsdale, parente di Qesser Zuhrah – una delle attiviste più gravemente colpite dallo sciopero – avverte che “oltre i 35 giorni di sciopero della fame, ogni giorno è considerato a rischio”. James Smith, esperto di medicina d’urgenza del NHS britannico, conferma in conferenza stampa a Londra che, se la protesta continuerà a questo ritmo, i detenuti sono destinati a morire.

Reazioni politiche e accuse di gestione disumana

Il governo di Starmer, in particolare i ministri della Giustizia David Lammy e dell’Interno Shabana Mahmood, è sotto accusa per una gestione definita da più parti burocratica e disumana della vicenda. Le autorità hanno rifiutato ripetuti appelli di parlamentari e familiari, rifiutando anche incontri con gli avvocati dei detenuti. La messa al bando di Palestine Action è stata motivata dalla ministra dell’Interno con la necessità di contrastare azioni considerate “terroristiche”, dopo che il gruppo aveva imbrattato di rosso alcuni aerei della Royal Air Force di Brize Norton in una protesta simbolica contro i legami tra il Regno Unito e Israele.

Organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International e Liberty hanno denunciato la criminalizzazione della militanza pro-palestinese e stanno seguendo il ricorso giurisdizionale contro la messa al bando, con un processo previsto per marzo 2026. Nel frattempo, oltre 1500 persone sono state arrestate in base alla normativa antiterrorismo correlata al caso Palestine Action.

La protesta degli attivisti ProPal e la loro detenzione preventiva riaprono così un doloroso capitolo della storia britannica, ricordando gli scioperi della fame del passato e sollevando un acceso dibattito sulle libertà civili e i diritti umani nel Regno Unito.

Tags: Gran BretagnaProPal

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