Città del Vaticano, 18 dicembre 2025 – In vista della prossima Giornata Mondiale della Pace del 1º gennaio 2026, papa Leone XIV lancia un appello forte e chiaro contro l’uso improprio della fede per giustificare la violenza e l’armamento crescente tra le nazioni. Nel suo messaggio, il pontefice sottolinea come la religione venga sempre più spesso strumentalizzata per motivazioni politiche, nazionaliste e bellicose, un fenomeno che definisce «una vera e propria blasfemia».
La condanna del riarmo e della giustificazione religiosa della violenza
Papa Leone XIV ha espresso una netta condanna nei confronti del cosiddetto “riarmo irrazionale”, definendolo un fenomeno che va ben oltre la legittima difesa di uno Stato. Il pontefice evidenzia come molte nazioni giustifichino gli ingenti investimenti militari con la paura di minacce esterne, facendo leva sulla deterrenza nucleare e sulla potenza militare come strumenti di sicurezza. «Questa logica contrappositiva», afferma Leone XIV, «si basa non sul diritto, sulla giustizia e sulla fiducia, bensì sulla paura e sul dominio della forza», alimentando così una destabilizzazione globale in continua crescita e sempre più imprevedibile.
Il Papa richiama tutti, credenti e non, a rifiutare attivamente queste forme di giustificazione religiosa della violenza, invitando a coltivare invece la preghiera, il dialogo ecumenico e interreligioso, e a fare di ogni comunità una “casa della pace”. Solo così, secondo Leone XIV, è possibile disinnescare l’ostilità, praticare la giustizia e custodire il perdono, elementi fondamentali per costruire una convivenza pacifica e duratura.
Il Papa: “La politica deve seguire la via della diplomazia e del dialogo”
Il messaggio papale si rivolge anche a chi detiene responsabilità pubbliche nelle istituzioni internazionali e nei governi nazionali. Leone XIV invita i leader politici a riflettere profondamente sul problema della pace, sottolineando la necessità di una ricomposizione pacifica dei rapporti internazionali basata sulla mutua fiducia, la sincerità nelle trattative e la fedeltà agli impegni assunti.
Riaffermando i principi della “Pacem in Terris” di papa Giovanni XXIII, il pontefice indica la diplomazia, la mediazione e il diritto internazionale come le uniche vie valide per scongiurare conflitti e guerre, auspicando un rafforzamento delle istituzioni sovranazionali anziché la loro delegittimazione. La pace, sostiene Leone XIV, non è un’utopia, ma richiede una creatività pastorale e politica che sappia generare speranza e culture di pace, contrastando l’idea fatalistica che i conflitti siano inevitabili o determinati da forze impersonali.
Un appello per una cultura della pace e un disarmo controllato
Le parole di papa Leone XIV si inseriscono in un più ampio dibattito, sostenuto anche dal Magistero sociale della Chiesa, che rigetta la deterrenza armata come mezzo efficace per garantire la pace. Secondo gli insegnamenti ecclesiastici, la corsa al riarmo rappresenta una minaccia grave per la stabilità mondiale e può aumentare il rischio di conflitti anziché prevenirli.
Il pontificato propone invece una visione alta e impegnativa: un disarmo generale, equilibrato e controllato, fondato sul dialogo multilaterale e sulla costruzione di istituzioni di pace, come ribadito nella recente Giornata Sociale Diocesana che ha ricordato il 60° anniversario della “Pacem in Terris”.
Infine, papa Leone XIV richiama ogni persona «a essere artigiano di pace», promuovendo nei gesti quotidiani la giustizia, il rispetto della dignità umana e la solidarietà, valori indispensabili per un autentico umanesimo che rifiuti la guerra come un fallimento della ragione e dell’umanità stessa.
Il messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2026 si presenta dunque come un invito urgente a superare la logica del conflitto e della paura, per abbracciare una cultura di pace radicata nella giustizia, nel dialogo e nella mutua fiducia a livello globale.





