Washington D.C., 7 agosto 2025 – Sono entrati ufficialmente in vigore i nuovi dazi imposti dall’amministrazione Donald Trump su decine di paesi partner commerciali degli Stati Uniti, segnando un significativo aumento delle tensioni commerciali internazionali e rappresentando una delle più rilevanti trasformazioni dell’economia globale degli ultimi cento anni.
Le nuove tariffe: caratteristiche e impatti
Dopo mesi di tentativi falliti e negoziati bilaterali, il presidente Trump ha varato una nuova ondata di dazi “reciprocità” che sostituiscono la precedente imposizione minima del 10% su quasi tutti i prodotti importati. Le aliquote ora variano considerevolmente a seconda del paese di origine delle merci.
Le tariffe più elevate sono state applicate a prodotti provenienti da Brasile (50%), Laos (40%), Myanmar (40%), Svizzera (39%), Iraq (35%) e Serbia (35%). Inoltre, 21 paesi affrontano dazi superiori al 15%, inclusi partner commerciali strategici come Vietnam (20%), India (25%), Taiwan (20%) e Thailandia (19%).
In particolare, per l’India, è prevista l’introduzione di un ulteriore 25% di tariffa aggiuntiva, in base a un ordine esecutivo firmato da Trump il 31 luglio 2025, volto a penalizzare le importazioni di petrolio russo da parte indiana. Questo dazio entrerà in vigore il 27 agosto 2025.
L’Unione Europea e 39 altri paesi sono soggetti a tariffe del 15%, mentre Canada e Messico godono di esenzioni tariffarie per merci conformi al trattato USMCA, ma affrontano dazi rispettivamente del 35% e 25% per prodotti non conformi.
Il presidente e i suoi consiglieri economici hanno sottolineato come le precedenti tariffe abbiano generato oltre 100 miliardi di dollari di entrate fiscali, senza innescare né inflazione catastrofica né recessioni, come alcuni esperti temevano. Tuttavia, l’espansione delle tariffe aggressive desta preoccupazioni tra gli economisti, che temono un aggravarsi di problemi economici emergenti come l’aumento dell’inflazione e il rallentamento della crescita occupazionale.
La complessità degli accordi commerciali e le incertezze future
Nonostante le dichiarazioni del presidente Trump, la maggior parte degli accordi commerciali annunciati negli ultimi cinque mesi sono ancora in fase preliminare e non formalizzati. Solo due sono stati ufficialmente ratificati: uno con il Regno Unito e un altro con la Cina. Quest’ultimo accordo, che ha abbassato significativamente le tariffe bilaterali, scadrà il 12 agosto 2025 e, in assenza di un rinnovo, si rischia un ritorno a dazi elevati.
Molti degli accordi prevedono impegni di acquisto di prodotti americani come petrolio, automobili, aerei Boeing, attrezzature militari e prodotti agricoli, insieme a ingenti investimenti nelle imprese statunitensi. Tuttavia, permangono notevoli discrepanze tra le versioni fornite dalla Casa Bianca e quelle dei partner commerciali. Ad esempio, il Primo Ministro giapponese Shigeru Ishiba e il capo negoziatore Ryosei Akazawa hanno recentemente chiarito che molti dettagli rimangono da definire, smentendo alcune affermazioni di Trump circa accordi già raggiunti su acquisti di veicoli Ford.
Esenzioni e prospettive sulle nuove tariffe
Diversi prodotti sono esentati dai nuovi dazi. Tra questi, gli smartphone non subiscono alcun incremento tariffario, mentre i prodotti farmaceutici, sebbene attualmente importati senza dazi aggiuntivi, potrebbero essere soggetti a tariffe più alte a breve, con il rischio di compromettere il mercato statunitense. L’Unione Europea ha cercato di anticipare questo scenario negoziando una tariffa del 15% sulle esportazioni farmaceutiche verso gli USA.
Un’ulteriore esenzione parziale riguarda i beni prodotti all’estero ma contenenti almeno il 20% di materiali e manodopera americana nel loro valore totale.
Dal punto di vista operativo, le tariffe sono già effettive, ma per le merci imbarcate prima della mezzanotte del 31 luglio 2025 si applicano ancora le tariffe precedenti fino al 5 ottobre 2025.
Le mosse future e le implicazioni geopolitiche
L’amministrazione Trump non intende fermarsi qui. Oltre ai dazi già varati, il presidente ha minacciato l’introduzione di tariffe aggiuntive su semiconduttori e legname, con un possibile dazio del 100% sui chip, anche se senza indicare scadenze precise.
Va inoltre considerato che queste politiche tariffarie aggressive potrebbero essere contestate in sede giudiziaria, e alcune potrebbero essere ritenute illegittime. Tuttavia, Trump dispone di numerosi strumenti esecutivi per continuare a spingere la sua agenda protezionistica.
Questa nuova fase delle politiche commerciali statunitensi coincide con un contesto internazionale di grande complessità, in cui la Cina resta un attore centrale nelle dinamiche economiche globali e nelle tensioni geopolitiche. La Repubblica Popolare Cinese, con la sua crescente influenza economica e militare, rappresenta un elemento cruciale nelle strategie commerciali di Washington, che mirano a riequilibrare i rapporti a favore degli Stati Uniti.
L’impatto di queste misure si estende oltre l’economia americana, influenzando le catene globali di approvvigionamento e ponendo interrogativi sul futuro del commercio multilaterale in un mondo sempre più frammentato da politiche nazionaliste e protezioniste.






