Hebron, 22 ottobre 2025 – Le forze di occupazione israeliane hanno condotto una serie di operazioni nella città di Hebron, situata a sud della Cisgiordania, arrestando 16 persone, tra cui un bambino. Lo rende noto l’agenzia palestinese Wafa, che ha riportato anche episodi di violenze e maltrattamenti durante le incursioni nelle abitazioni dei detenuti. Nel frattempo, l’esercito israeliano ha istituito numerosi posti di blocco militari agli ingressi della città e delle aree circostanti, chiudendo diverse strade principali e secondarie con cancelli in ferro, blocchi di cemento e cumuli di terra.
Posti di blocco e restrizioni a Hebron
Le misure di sicurezza israeliane hanno comportato la restrizione della libertà di movimento dei cittadini palestinesi. A Hebron, una delle città più emblematiche del conflitto israelo-palestinese, il controllo militare si è intensificato con la creazione di barriere fisiche e posti di blocco che isolano quartieri e limitano gli spostamenti. La cosiddetta area H2, dove circa 35.000 palestinesi convivono con circa 650 coloni israeliani, è un epicentro di tensioni, con turnelli metallici, muri e checkpoint che regolano gli accessi, spesso con pesanti ripercussioni sulla vita quotidiana dei residenti palestinesi.
Secondo testimonianze raccolte, gli abitanti di Hebron devono affrontare enormi difficoltà per accedere a servizi essenziali come negozi e cure mediche. Alcuni raccontano di doversi spostare attraverso passaggi insicuri o abitazioni private per aggirare le restrizioni imposte, razionando il cibo e vivendo in uno stato di costante paura, aggravata dalle frequenti perquisizioni e incursioni, talvolta effettuate anche da coloni in uniforme militare.
Unrwa: “In Cisgiordania rischio concreto di annessione”
Roland Friedrich, direttore degli affari in Giordania dell’UNRWA, l’agenzia dell’Onu dedicata al sostegno dei profughi palestinesi, ha lanciato un allarme riguardo alla situazione in Cisgiordania: secondo lui, i nuovi sfollamenti farebbero presagire un rischio di annessione territoriale. In un recente messaggio diffuso sulla piattaforma X, Friedrich ha denunciato l’espansione degli insediamenti israeliani e la violenza dei coloni, fattori che stanno costringendo le comunità palestinesi a lasciare le proprie terre.
“I tre campi profughi di Jenin, Tulkarem e Nur Shams sono stati svuotati e ai residenti è stato impedito di farvi ritorno”, ha spiegato Friedrich, sottolineando che l’aumento della violenza e l’espansione degli insediamenti stanno creando condizioni sempre più coercitive. Inoltre, ha evidenziato che le leggi israeliane anti-UNRWA hanno portato alla chiusura delle scuole delle Nazioni Unite e allo sfratto di fatto del personale internazionale, minacciando il diritto all’istruzione e ai servizi essenziali per i rifugiati palestinesi.
Contesto più ampio delle operazioni militari in Cisgiordania
Le operazioni a Hebron si inseriscono in un contesto più ampio di attività militari israeliane in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, finalizzate a rendere le comunità palestinesi “invivibili” e a forzare lo sfollamento degli abitanti dei campi profughi. Secondo dati dell’agenzia Onu Unrwa, circa 40.000 persone sono state sfollate negli ultimi mesi. Le modalità di intervento – che includono esplosioni, incendi e violenze – sono percepite come un “metodo Gaza” replicato nella Cisgiordania occupata.
Il clima di tensione è ulteriormente alimentato dalla presenza di coloni israeliani che, protetti dall’esercito, intensificano gli attacchi contro i villaggi palestinesi, occupando terre e danneggiando proprietà. Nel frattempo, le restrizioni alla circolazione e i posti di blocco, come quelli recentemente istituiti a Hebron, contribuiscono a isolare le comunità palestinesi e a limitare l’accesso a beni e servizi fondamentali.
Le tensioni in Cisgiordania rappresentano una delle questioni più delicate nel conflitto israelo-palestinese, con Hebron che continua a essere un simbolo della difficile convivenza e delle divisioni profonde tra le due popolazioni.






