Pyongyang, 22 dicembre 2025 – Nel corso del 2025 la Corea del Nord ha consolidato la sua posizione come il principale attore nel furto di criptovalute a livello globale, sottraendo una cifra record di circa 2 miliardi di dollari in asset digitali. Questo dato rappresenta un incremento del 51% rispetto all’anno precedente e costituisce il 60% del totale dei furti di criptovalute a livello mondiale, stimato intorno ai 3,4 miliardi di dollari, secondo il recente rapporto di Chainalysis, società leader nell’analisi blockchain. Insomma, gli hacker nordcoreani sono i protagonisti dei furti di cripto nel mondo.
Strategia evoluta dei gruppi hacker nordcoreani
Secondo il Chainalysis 2025 Crypto Crime Report, la strategia adottata dai gruppi di hacker legati allo Stato di Pyongyang si è evoluta significativamente. Meno attacchi, ma di maggiore entità: il numero complessivo delle incursioni è diminuito del 74% rispetto al 2024, ma gli attacchi hanno avuto un impatto molto più rilevante. Come sottolinea il Korea Herald, quando questi hacker colpiscono, mirano a grandi piattaforme di scambio per massimizzare il bottino e il danno economico.
Il caso più eclatante del 2025 è stato l’attacco alla piattaforma Bybit, seconda al mondo per numero di utenti (oltre 40 milioni), da cui sono stati sottratti 1,5 miliardi di dollari in un solo colpo a febbraio. Un furto che equivale a una quota importante del prodotto interno lordo della Corea del Nord, sottolineando l’efficacia e la professionalità di questa rete criminale.
Un apparato statale dietro il cripto-crimine
Le autorità internazionali, compresi esperti delle Nazioni Unite, confermano che le operazioni di furto sono parte di un sistema di entrate strutturato e coordinato dallo Stato nordcoreano. Questo sistema combina attività informatiche avanzate, supporto di intelligence, infrastrutture finanziarie illecite e partnership internazionali con facilitatori esterni. Il ricavato serve a finanziare progetti strategici nazionali, tra cui il programma di riarmo nucleare e l’aggiornamento della macchina militare del regime.
Dal 2017 al 2023, secondo le stime Onu, la Corea del Nord ha sottratto asset virtuali per un valore di 3 miliardi di dollari attraverso 58 attacchi informatici mirati a piattaforme di criptovalute. L’investimento in infrastrutture tecnologiche e la formazione di hacker altamente specializzati hanno trasformato il Paese in un attore formidabile nel cripto-crimine globale, contraddicendo l’immagine di un regime tecnologicamente arretrato.
Fin dagli anni ’90, infatti, il regime ha promosso corsi di formazione informatica nelle università di Pyongyang, sviluppando competenze sofisticate che oggi si traducono in operazioni di hacking sempre più efficaci e remunerative.






