Il premier israeliano Netanyahu non ha escluso l’uccisione di Khamenei come soluzione per porre fine al conflitto
In un’intervista rilasciata ad ABC, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato di non escludere l’eliminazione della Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, come misura finale per porre fine al conflitto in corso tra Israele e Iran. Secondo Netanyahu, un intervento di questo tipo non aggraverebbe la situazione, ma ne determinerebbe la conclusione.
Netanyahu e la strategia israeliana contro l’Iran
Il premier israeliano ha risposto così alle voci riguardanti un presunto veto imposto dall’ex presidente statunitense Donald Trump al piano israeliano di colpire Khamenei: “Non lo aggraverà, ma vi porrà fine“. Netanyahu ha dunque smentito notizie di discussioni inesistenti con Trump, sottolineando che Israele è determinato a proseguire nella sua strategia militare.
Negli ultimi giorni, la tensione nella regione si è intensificata notevolmente. Israele ha annunciato di aver distrutto il principale impianto di arricchimento dell’uranio nel sito nucleare iraniano di Natanz, mentre l’aviazione israeliana ha lanciato attacchi contro decine di obiettivi missilistici nell’Iran occidentale. In risposta, l’Iran ha attivato le difese aeree nelle aree di Isfahan, Qom e Parchin, ed è in stato di allerta per eventuali nuovi raid.
La situazione sul terreno e le ripercussioni regionali
Le autorità iraniane hanno dichiarato di non essere attualmente interessate a un cessate il fuoco, precisando che negozieranno solo dopo aver completato la loro risposta agli attacchi israeliani. Nel frattempo, l’Iran ha subito pesanti perdite, con almeno 224 persone uccise nei raid israeliani dall’inizio del conflitto. Tra le vittime, figura anche il capo dell’intelligence delle Guardie Rivoluzionarie, Mohammad Kazemi, confermato morto da Netanyahu.
In Israele, il comando del fronte interno ha emesso avvisi alla popolazione di restare vicina ai rifugi antiaerei, in vista di possibili lanci di missili iraniani. L’escalation militare si accompagna a un clima di grande tensione diplomatica, con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che ha ribadito la necessità di una soluzione negoziale, sottolineando contemporaneamente il diritto di Israele alla difesa.
La situazione resta dunque estremamente volatile, con Netanyahu che mantiene una posizione ferma e decisa circa l’opzione di colpire direttamente la leadership iraniana, ritenuta da Israele il fulcro dell’instabilità regionale.






