L’Ucraina ha annunciato la restituzione di oltre mille salme di soldati morti da parte della Russia
La Russia ha restituito le salme di 1.212 soldati ucraini, secondo quanto riferito dai funzionari di Kiev e riportato da Sky News, nell’ambito di un accordo raggiunto durante i colloqui di pace tenutisi nella città di Istanbul. Questo gesto rappresenta un passo significativo nelle delicate trattative tra le due nazioni in guerra.
Restituzione delle salme e verifica dell’identità
Il gruppo ucraino responsabile del coordinamento del rilascio dei prigionieri di guerra e dei corpi dei militari deceduti ha dichiarato che l’identità delle salme sarà accertata nel più breve tempo possibile. La restituzione, mediata in parte dal Comitato internazionale della Croce Rossa, interessa soldati che hanno combattuto in diverse aree strategiche dell’Ucraina orientale, tra cui le regioni di Donetsk, Luhansk e Zaporizhzhia.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sottolineato come la Russia non abbia ancora fornito l’elenco completo dei prigionieri di guerra previsto dall’accordo di Istanbul, ritardando così ulteriormente lo scambio concordato di oltre mille detenuti tra le parti. Zelensky ha infatti definito le tattiche russe come un “gioco sporco e politico”, mettendo in dubbio la reale volontà di Mosca di porre fine al conflitto attraverso negoziati.
Contesto delle trattative e tensioni internazionali
I colloqui di Istanbul rappresentano uno dei pochi momenti di dialogo formale tra Kiev e Mosca dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Tuttavia, la situazione resta complessa: Mosca ha recentemente rivendicato un’offensiva nella regione di Dnipropetrovsk, mentre Kiev ha smentito l’effettivo ingresso delle forze russe in quell’area. Inoltre, la titubanza e le divisioni tra i paesi occidentali sul sostegno militare all’Ucraina, denunciata da leader come il presidente lituano Gitanas Nauseda, complicano ulteriormente il quadro geopolitico.
La restituzione delle salme, quindi, si inserisce in un contesto di continue tensioni e negoziazioni difficili, dove ogni gesto assume un peso simbolico e politico rilevante. Nonostante le difficoltà, Kiev continua a spingere per il completamento degli scambi e per il sostegno internazionale necessario a fronteggiare l’aggressione russa.