Stoccolma, 15 ottobre 2025 – Un racconto di sofferenza e ingiustizie emerge dalla testimonianza di Greta Thunberg, l’attivista svedese nota per la sua lotta climatica, che ha recentemente denunciato gli abusi subiti durante la sua detenzione da parte delle autorità israeliane. Le sue parole non solo riportano all’attenzione internazionale la difficile condizione di chi si oppone al blocco della Striscia di Gaza, ma rilanciano anche il dramma di migliaia di palestinesi detenuti senza processo, molti dei quali, secondo Thunberg, sono sottoposti a torture.
Le violenze subite da Greta Thunberg durante la detenzione
In un’intervista rilasciata al quotidiano svedese Aftonbladet, Greta ha descritto con forza le angherie psicologiche e verbali patite nel centro di detenzione israeliano di Givon, a Ramla. La sua valigia rossa è stata imbrattata con disegni offensivi, tra cui la bandiera israeliana, un pene e l’insulto “Greta tr**a”, pronunciato anche da soldati in lingua svedese. L’attivista è stata avvolta in una bandiera israeliana e ha subito atteggiamenti di totale disumanizzazione, con le guardie che si scattavano selfie mentre lei era in stato di shock. Greta ha definito questo trattamento una “mancanza totale di empatia e compassione umana”. Secondo testimonianze, durante la detenzione, le è stata inflitta una forma di tortura psicologica consistente nel mantenimento della veglia forzata, una pratica che aggrava i sintomi della sua sindrome di Asperger.
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