Roma, 6 ottobre 2025 – L’attivista svedese Greta Thunberg sarà espulsa oggi da Israele, come annunciato dalla Global Sumud Flotilla attraverso i propri canali social. La decisione arriva dopo il sequestro a bordo della flottiglia di aiuti umanitari diretta a Gaza, fermata dalla marina militare israeliana nella notte dell’1 ottobre.
La Global Sumud Flotilla e il rilascio degli attivisti
Greta Thunberg sarà tra le oltre 70 persone di diverse nazionalità che lasceranno Israele in giornata. Tra i rilasciati figurano 28 cittadini francesi, 27 greci, 15 italiani e nove svedesi. Nei giorni scorsi, 21 spagnoli sono già tornati in patria da Israele, mentre rimangono in custodia israeliana ancora 28 cittadini spagnoli. L’operazione di espulsione rientra in un contesto di crescente tensione dovuta alla guerra in corso tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, con Israele che si prepara a una possibile offensiva di terra.
Le condizioni di detenzione di Greta Thunberg
L’arresto di Thunberg, avvenuto durante il tentativo di rompere il blocco imposto da Israele a Gaza, ha suscitato numerose polemiche. Una lettera inviata dal ministero degli Esteri svedese ai genitori dell’attivista ha denunciato le condizioni di detenzione sofferte da Greta, tra cui disidratazione, alimentazione insufficiente e la presenza di cimici nella cella, che le avrebbero provocato eruzioni cutanee. Inoltre, l’attivista sarebbe stata sottoposta a trattamenti duri, come prolungati periodi in piedi o seduta su superfici dure. Accuse fortemente smentite dal ministero degli Esteri israeliano, che definisce tali affermazioni «sfacciate menzogne» e assicura il pieno rispetto dei diritti legali dei detenuti.
Greta Thunberg, nota per il suo impegno ambientalista e per la sua partecipazione a diverse iniziative internazionali, era già stata arrestata nel giugno scorso durante una precedente missione verso Gaza, con un divieto d’ingresso in Israele di cento anni. La sua partecipazione alla Global Sumud Flotilla di giugno e a quella attuale testimonia una forte volontà di portare aiuti alla popolazione palestinese, in un contesto di crescente crisi umanitaria e militare.
Ancona, polemica dopo la missione di Silvia Severini nella Flotilla per Gaza
Ad Ancona monta la polemica attorno al silenzio delle istituzioni locali dopo il ritorno in Italia di Silvia Severini, 54 anni, impiegata pubblica e attivista marchigiana che ha partecipato alla Global Sumud Flotilla, la missione diretta verso Gaza con l’obiettivo di “rompere l’assedio imposto da Israele” e promuovere un corridoio umanitario per la popolazione palestinese.
In un comunicato diffuso oggi, il Coordinamento Marche per la Palestina ha espresso solidarietà a Severini, definendo la sua partecipazione “un atto di coscienza civile, di pace e di solidarietà” e chiedendo alle istituzioni regionali e comunali di “uscire dal silenzio” e di “prendere una posizione chiara”.
Secondo il Coordinamento, la missione – di “carattere umanitario e pacifista” – si è conclusa con un “sequestro illegale in acque internazionali” da parte delle autorità israeliane, che hanno fermato le imbarcazioni e trattenuto i partecipanti. Severini è stata detenuta per due giorni nel carcere di Ketziot, nel deserto del Negev, dove sarebbe stata sottoposta a vessazioni e violenze psicologiche prima di essere rimpatriata. È rientrata in Italia nella tarda serata di sabato 4 ottobre.
Nonostante la risonanza internazionale dell’episodio, il Coordinamento denuncia che nessuna figura istituzionale – né il sindaco di Ancona, né il prefetto, né il presidente della Regione Marche – ha espresso pubblicamente vicinanza o solidarietà alla donna. “Questo silenzio è grave e non può essere ignorato – si legge nella nota –. Indipendentemente dal colore politico, esiste un dovere morale e istituzionale di riconoscere chi ha rischiato la propria incolumità per difendere i diritti umani e la dignità dei popoli”.
Il testo si conclude con un appello rivolto alla società civile: “Invitiamo cittadini, associazioni e collettivi a farsi sentire. La solidarietà non si arresta: il silenzio uccide”.
Rientrati in Italia 14 attivisti: l’arrivo a Malpensa con tute da carcerati
Sono rientrati oggi all’aeroporto di Malpensa gli attivisti della Global Sumud Flotilla dopo essere stati trattenuti dalle autorità israeliane e successivamente trasferiti ad Atene. Il gruppo, riconoscibile per le tute grigie da prigioniero con numeri identificativi, è apparso provato ma visibilmente sollevato nel ricongiungersi con le proprie famiglie.
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