L’attivista ambientale svedese Greta Thunberg: “Siamo stati portati lì illegalmente contro la nostra volontà”
Stoccolma, 11 giugno 2025 – Dopo essere stata intercettata e bloccata in acque internazionali dalla marina israeliana, l’attivista ambientale svedese Greta Thunberg è rientrata a Stoccolma nella notte, facendo scalo a Parigi. La giovane, 22 anni, era a bordo della nave Madleen della Ong Freedom Flotilla Coalition, impegnata in una missione umanitaria per rompere il blocco navale imposto da Israele sulla Striscia di Gaza e consegnare aiuti alla popolazione palestinese.
La missione della Freedom Flotilla e l’intervento israeliano
La nave Madleen, partita da Catania il 1° giugno, è stata fermata nelle prime ore di lunedì scorso dalla marina israeliana in acque internazionali, a pochi chilometri dalle coste di Gaza. Il governo israeliano ha definito la missione “una trovata pubblicitaria” e ha accusato gli attivisti di condurre una campagna mediatica. Nel corso dell’operazione, i militari hanno distribuito acqua e panini agli attivisti, come mostrato in un video diffuso dalle autorità israeliane, ma hanno anche sequestrato il carico umanitario composto da latte in polvere, cibo e forniture mediche.
Greta Thunberg, insieme ad altri tre attivisti – il francese Baptiste Andre, Omar Faiad e lo spagnolo Sergio Toribio – ha accettato la deportazione volontaria e ha lasciato Israele con un volo diretto verso la Svezia via Parigi. Gli altri otto membri dell’equipaggio, provenienti da Francia, Paesi Bassi, Turchia, Brasile e Germania, hanno rifiutato l’espulsione e sono attualmente detenuti in Israele, in attesa di comparire davanti a un tribunale. I legali del gruppo contestano la legittimità dell’intercettazione e della detenzione, definendo il fermo arbitrario e chiedendo il rilascio degli attivisti per consentire loro di proseguire la missione.
Reazioni internazionali e preoccupazioni per i diritti umani
La vicenda ha suscitato reazioni diplomatiche significative. Il governo francese ha sollecitato il ritorno immediato dei suoi cittadini detenuti e la garanzia della loro protezione, mentre la Spagna e la Germania hanno offerto assistenza consolare agli attivisti coinvolti. La Turchia e l’Iran hanno condannato l’azione israeliana definendola una violazione del diritto internazionale.
Dal punto di vista legale e umanitario, l’organizzazione palestinese Adalah denuncia la detenzione senza comunicazione degli attivisti e chiede un intervento internazionale. La relatrice Onu sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha definito l’incursione israeliana un’azione illegale in acque internazionali. Intanto, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha confermato l’intenzione di impedire qualsiasi violazione del blocco navale, definendo gli attivisti “antisemiti” e sostenitori di Hamas.
All’aeroporto di Stoccolma, Greta Thunberg ha espresso la sua preoccupazione per le “violazioni del diritto internazionale e per i crimini di guerra di cui Israele si rende responsabile”. Alla domanda se avesse avuto paura durante l’abbordaggio israeliano, ha risposto: “Ciò di cui ho paura è che la gente rimanga in silenzio mentre si sta compiendo un genocidio”.