Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che Israele ha accettato una tregua di 60 giorni a Gaza: “Ora accetti anche Hamas”
Il presidente americano Donald Trump ha annunciato che Israele ha accettato le condizioni per un cessate il fuoco di 60 giorni nella Striscia di Gaza. L’annuncio arriva a pochi giorni dall’incontro a Washington con il premier israeliano Benjamin Netanyahu e dopo i colloqui tra il ministro israeliano per gli Affari Strategici Ron Dermer e alti funzionari dell’amministrazione statunitense, tra cui il vicepresidente J.D. Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale Steve Witkoff.
Le parole di Trump sulla possibile tregua
Trump ha dichiarato su Truth: “I miei rappresentanti hanno avuto un lungo e produttivo incontro con gli israeliani su Gaza. Israele ha accettato le condizioni necessarie per finalizzare un cessate il fuoco di 60 giorni, durante il quale lavoreremo con tutte le parti per porre fine alla guerra”. Il presidente ha spiegato che la proposta sarà ora presentata ad Hamas da Qatar ed Egitto, mediatori del negoziato: “Spero, per il bene del Medio Oriente, che Hamas accetti questo accordo, perché la situazione non migliorerà, ma peggiorerà”, ha aggiunto.
Al momento non sono noti i dettagli dell’intesa, ma secondo fonti diplomatiche uno dei punti chiave sarebbe la richiesta di Hamas di accompagnare l’inizio della tregua a un negoziato per una cessazione permanente delle ostilità e non a una semplice sospensione temporanea.
La situazione a Gaza
L’annuncio di Trump arriva mentre continua l’escalation sul campo: lunedì scorso un raid aereo israeliano ha colpito un bar sulla costa nord della Striscia, utilizzato anche come Internet Point da diversi giornalisti. Secondo Al Jazeera, il bilancio dell’attacco sarebbe di 39 morti, tra cui un fotogiornalista palestinese, oltre a decine di feriti.
Intanto anche la situazione umanitaria a Gaza resta drammatica. Oltre 130 ONG internazionali, tra cui Save the Children, hanno lanciato un appello urgente chiedendo la fine del sistema israeliano di distribuzione degli aiuti, il ripristino dei meccanismi gestiti dalle Nazioni Unite e la revoca del blocco alle forniture commerciali. Attualmente sono operativi solo quattro siti di distribuzione controllati dall’esercito israeliano, in sostituzione del sistema precedentemente gestito dalle organizzazioni umanitarie.
Le ONG denunciano che la popolazione palestinese è costretta a “una scelta impossibile: morire di fame o rischiare la vita per procurarsi cibo per le proprie famiglie”.






