In un recente incontro con la stampa durante i Med Dialogues a Napoli, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha confermato che il valico di Rafah sarà probabilmente riaperto questa domenica. La decisione arriva dopo un’attenta coordinazione con le autorità palestinesi e la missione EUBAM (European Union Border Assistance Mission) dell’Unione Europea, che vigila sulle operazioni di frontiera e sicurezza nella regione.
Coordinamento internazionale per la riapertura del valico di Rafah
Il valico di Rafah rappresenta un punto strategico di passaggio tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, spesso teatro di tensioni e chiusure prolungate. La sua riapertura è cruciale per facilitare il transito di persone e beni, alleviando le difficili condizioni umanitarie nella zona. Gideon Sa’ar ha sottolineato che Israele sta predisponendo tutti i preparativi necessari per garantire un’apertura sicura e coordinata, evidenziando il ruolo fondamentale della collaborazione con EUBAM e con i rappresentanti palestinesi.
Il valico doveva essere già riaperto, come previsto dall’accordo di pace firmato a Sharm El-Sheikh, ma Israele ne ha ritardato l’apertura. La motivazione fornita da Tel Aviv è stata che Hamas “non ha rispettato i patti”, non avendo fornito tutti i corpi degli ostaggi in seguito alla tregua. L’organizzazione islamista, dal canto suo, ha riferito di aver bisogno di tempo per restituire tutte le salme, in quanto molte di esse sono “difficili da recuperare” a causa della devastazione della Striscia di Gaza.
Implicazioni politiche e umanitarie dell’apertura
L’annuncio del ministro Sa’ar arriva in un momento delicato per l’area, dove la situazione umanitaria richiede interventi urgenti e un dialogo costante tra le parti coinvolte. L’apertura del valico di Rafah potrebbe facilitare il flusso di aiuti, consentire spostamenti per motivi medici e familiari, e contribuire a una riduzione delle tensioni nel breve termine. La presenza di EUBAM garantisce inoltre un monitoraggio internazionale delle operazioni, aumentando la trasparenza e la sicurezza delle procedure di frontiera.
Il ministro Sa’ar si è detto fiducioso che l’apertura avverrà come previsto: “Spero che venga fatto tutto il possibile per rendere questa apertura una realtà concreta, a beneficio delle popolazioni coinvolte”. Le prossime ore saranno decisive per confermare l’effettiva riattivazione del valico, che rappresenta un importante segnale di collaborazione regionale in un contesto geopolitico complesso.
L’accusa di Sa’ar all’Autorità Nazionale Palestinese
Sa’ar ha sottolineato anche la necessità che l’Anp abbandoni la cosiddetta strategia del “pay to slay”, ovvero il finanziamento delle famiglie dei terroristi, e che elimini l’incitamento all’odio nei programmi educativi, nei libri di testo, nelle moschee e nei media palestinesi. «Queste pratiche stanno avvelenando le menti delle nuove generazioni», ha dichiarato il ministro israeliano, che ha invitato l’Autorità palestinese a smettere di sostenere atti terroristici.
Nel corso della stessa occasione, Sa’ar ha ribadito la sua posizione netta sul ruolo che Hamas continua a giocare nella Striscia di Gaza. Il mancato disarmo di questo gruppo, che Israele considera un’organizzazione terroristica, sarebbe secondo lui uno degli ostacoli principali all’implementazione del piano di pace proposto dall’amministrazione Trump. Sa’ar ha definito inaccettabili le esecuzioni sommarie compiute da Hamas nelle strade di Gaza e ha chiesto con fermezza il rilascio immediato dei 19 ostaggi morti ancora trattenuti dal gruppo, denunciando la violazione di un accordo ormai cruciale per la tregua in corso.
Sa’ar ha inoltre rivendicato l’appartenenza di Gerusalemme allo Stato ebraico: “Gerusalemme è nostra, non la lasceremo“, ha affermato.






