CITTÀ DEL VATICANO, 24 MAG – Padre Gabriel Romanelli, parroco cattolico di Gaza, denuncia il crescente malessere tra gli abitanti, con un aumento di disturbi psichici come depressione, nervosismo e iperattivismo nei bambini. La parrocchia promuove attività artistiche e sportive per affrontare queste emergenze non materiali, mantenendo viva la vita spirituale attraverso le funzioni religiose
Nella Striscia di Gaza, la situazione è sempre più drammatica e il parroco cattolico padre Gabriel Romanelli offre uno sguardo profondo su una realtà desolante. “Qui c’è tanta gente che desidera la morte, è tanto il male che colpisce tutti, è un sentimento terribile”, afferma, evidenziando un clima di crescente depressione e ansia che pervade la comunità. La vita quotidiana degli abitanti è segnata da conflitti incessanti e da una mancanza di speranza, che coinvolge anche i più giovani.
La comunità in crisi
Padre Romanelli, originario dell’Argentina e con oltre tre decenni di esperienza in Medio Oriente, ha visto la sua parrocchia, la Chiesa della Sacra Famiglia, trasformarsi in un rifugio per molte famiglie. “I bambini non riescono a concentrarsi, non parlano bene e mostrano segni evidenti di stress. Alcuni non dormono più o soffrono di iperattività”, spiega il parroco. Questa crisi psicologica colpisce anche le famiglie, generando episodi di violenza verbale e disinteresse generale.
Iniziative per il benessere
Per affrontare queste emergenze non materiali, la parrocchia ha avviato attività artistiche e sportive per i bambini, incoraggiando gli adulti a prestare attenzione ai segnali di disagio. Nonostante la guerra e i bombardamenti incessanti, le campane della chiesa continuano a suonare, scandendo i tempi delle funzioni religiose. “Queste celebrazioni sono fondamentali non solo per la vita spirituale della comunità, ma anche per mantenere un senso di ordine e routine”, afferma padre Romanelli.
La lotta per la sopravvivenza
La vita a Gaza è caratterizzata da una mancanza di speranza e da una quotidianità segnata dalla paura. Gli aiuti umanitari sono irregolari e il fabbisogno di beni di prima necessità cresce costantemente. La Chiesa, grazie alla rete di sostegno del Cardinale Pizzaballa e di altre organizzazioni, ha assistito migliaia di famiglie, ma la situazione rimane critica. Le parole di padre Gabriel sono un grido d’allerta: è necessario rimanere uniti e continuare a sperare in un futuro migliore, nonostante tutto.