Continuano le polemiche sul progetto della città umanitaria a Gaza: le parole dell’ex primo ministro israeliano Ehud Olmert
In un’intervista rilasciata al quotidiano britannico The Guardian, l’ex primo ministro israeliano Ehud Olmert ha lanciato un’accusa pesante riguardo al progetto della cosiddetta “città umanitaria” all’interno della Striscia di Gaza. Questa iniziativa, promossa dall’attuale governo israeliano, mira a concentrare l’intera popolazione palestinese di Gaza in un’area circoscritta, suscitando preoccupazioni e critiche a livello internazionale.
La “città umanitaria” di Gaza: un campo di concentramento secondo Olmert
Secondo Olmert, che ha guidato Israele dal 2006 al 2009, la zona prevista per ospitare centinaia di migliaia di palestinesi, situata sulle rovine della città di Rafah nel sud di Gaza, rappresenta in realtà un progetto di segregazione forzata. L’ex premier ha definito l’area un vero e proprio “campo di concentramento”, sottolineando che i palestinesi che vi saranno trasferiti non avranno alcuna possibilità di uscita. Olmert ha inoltre avvertito che tale operazione potrebbe configurarsi come una forma di “pulizia etnica“.
Il ruolo del ministro della Difesa Israel Katz e le implicazioni politiche
La scorsa settimana, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha confermato di aver incaricato l’esercito di elaborare i piani per la realizzazione di questa “città umanitaria”. Katz, in carica dal novembre 2024, è una figura di spicco del partito Likud e ha una lunga carriera politica che spazia dalla gestione dei trasporti fino agli affari esteri e della difesa. La sua decisione di promuovere questo progetto si inserisce in un contesto di crescenti tensioni e conflitti nella regione, con conseguenze umanitarie di vasta portata.
Il dibattito su questa iniziativa si inserisce in una fase particolarmente complessa per Israele, che, come sottolineato da Olmert in recenti interviste, attraversa una “crisi interna profonda” caratterizzata da divisioni politiche e sociali. Le parole dell’ex premier, che ha più volte espresso la sua preoccupazione per le azioni del governo attuale, aggiungono un ulteriore elemento di riflessione sulla gestione del conflitto israelo-palestinese e sulle prospettive future della regione.






