Roma, 24 novembre 2025 – La Gaza Humanitarian Foundation (GHF) ha annunciato ufficialmente la conclusione delle sue operazioni nella Striscia di Gaza dopo cinque mesi di attività nella distribuzione di aiuti umanitari. La notizia è stata riportata dal Times of Israel e confermata dal direttore esecutivo della fondazione, John Acree, attraverso una dichiarazione ufficiale.
La Ghf è stata più volte al centro di critiche e di controversie, accusata di essere alleata con Israele nel genocidio dei palestinesi. Un’inchiesta del quotidiano israeliano Haaretz, raccontava come spesso ai soldati delle Idf venisse spesso ordinato di sparare ai civili in fila davanti ai centri dell’organizzazione umanitaria, facendoli diventare dei “veri e propri campi di concentramento”.
La chiusura delle attività di GHF nella Striscia di Gaza
John Acree ha spiegato che sin dall’inizio la missione della GHF si proponeva di rispondere a bisogni urgenti, adottando un approccio innovativo per il quale altri avevano fallito, con l’intento di trasferire questo modello di successo alla comunità internazionale più ampia. «Con la creazione del Centro di coordinamento civile-militare (Cmcc) e un rinnovato impegno della comunità umanitaria internazionale, la GHF ritiene che quel momento sia ora arrivato», ha aggiunto.
La fondazione, nata nel febbraio 2025 con sede nel Delaware, si era impegnata nella gestione di pochi centri di distribuzione concentrati principalmente nel sud della Striscia, con la protezione di contractor privati americani e il monitoraggio a distanza delle Forze di Difesa Israeliane (IDF). Tuttavia, l’organizzazione ha dovuto affrontare numerose difficoltà, tra cui attacchi e minacce da parte di Hamas, che avrebbero ostacolato le operazioni sul territorio. Inoltre, la GHF è stata oggetto di critiche da parte di alcune Nazioni Unite e organizzazioni umanitarie, che hanno denunciato il modello restrittivo e la scarsa trasparenza della gestione degli aiuti.
Controversie e difficoltà finanziarie
Il Times of Israel aveva anticipato a ottobre le difficoltà finanziarie della fondazione, che hanno contribuito a rallentare e infine terminare le attività. Nel frattempo, la GHF aveva sospeso le operazioni all’inizio del cessate il fuoco a metà ottobre, in seguito al ritorno della comunità internazionale alle Nazioni Unite come principale canale di distribuzione degli aiuti.
Il programma della GHF è stato anche al centro di polemiche per le modalità di distribuzione degli aiuti, che prevedevano punti di raccolta limitati e la necessità per i civili palestinesi di viaggiare lunghe distanze per accedervi, in un contesto segnato da numerosi attacchi e morti tra i civili. Secondo l’Onu, più di 2.100 palestinesi sono stati uccisi mentre cercavano aiuto, molti dei quali nelle vicinanze o diretti ai siti di distribuzione della fondazione.
La chiusura delle operazioni della GHF rappresenta un momento significativo nella gestione della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, che continua a essere caratterizzata da gravi tensioni e difficoltà nell’accesso agli aiuti per la popolazione civile.






