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Home Esteri

Gaza, i 20 punti del piano Trump per la fine della guerra

I 20 punti del piano Trump per la fine delle ostilità tra Israele e Hamas; Netanyahu ha già accettato, Hamas è tenuto a farlo o Trump darà "l'ok per distruggerli"

by Marco Andreoli
30 Settembre 2025
Hamas vicina ad accettare il piano di Donald Trump

Mappa del ritiro proposto delle truppe dell'IDF come parte di un accordo per porre fine alla guerra a Gaza, pubblicata il 29 settembre 2025 (Casa Bianca)

Gaza, 30 settembre 2025 – Donald Trump ha rivelato il suo piano per la fine delle ostilità tra Hamas e Israele. Il presidente statunitense, dopo l’incontro alla Casa Bianca con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha presentato al mondo il “piano Trump per la pace a Gaza“, suddiviso in 20 punti. Il tycoon ha dichiarato che la proposta è stata già accettata da Tel Aviv e che mancherebbe solo l’approvazione di Hamas il quale è tenuto ad accettare: in caso contrario Trump ha affermato che darà “l’ok a Netanyahu per distruggere Hamas”.

Il piano prevede un cessate il fuoco immediato e un rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e morti, entro 72 ore dall’accettazione dell’accordo da parte di Israele; inoltre è previsto un “ritiro graduale” delle Idf dalla Striscia di Gaza, la quale poi sarà trasformata in una “zona deradicalizzata e libera dal terrorismo“, controllata da un governo provvisorio composto da esperti locali e internazionali. Il tutto sarebbe supervisionato dal “Board of Peace”, un organismo internazionale presieduto da Donald Trump e che include figure come l’ex Primo Ministro britannico Tony Blair. Dopo un periodo di transizione (la cui durata non è specificata), il governo verrà affidato all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP).

Verrà creata una Forza Internazionale di Stabilizzazione (ISF) temporanea, incaricata di addestrare e supportare le forze di polizia palestinesi selezionate. Questa forza opererà in coordinamento con Israele, Egitto e Giordania per proteggere le frontiere e prevenire il traffico illecito di armamenti, assicurando al contempo il rapido e sicuro flusso di aiuti e merci.

Il dubbio di molti esperti è che la Striscia possa passare sotto il controllo di un’ente sì internazionale, ma di fatto legata a Israele e Stati Uniti, con il ruolo dell’Anp limitato a questioni secondarie. Se così fosse la Striscia sarebbe sì libera dal conflitto, ma non sarebbe governata autonomamente dai palestinesi.

Netanyahu ha già dichiarato a proposito che l’esercito israeliano manterrà comunque la propria presenza nella maggior parte della Striscia di Gaza, non ritirandosi completamente dopo l’accettazione dell’accordo. Il primo ministro israeliano ha ribadito anche, durante i colloqui con Trump, la sua posizione contraria all’accettazione di uno Stato palestinese. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich inoltre ha respinto il piano Trump per Gaza, definendolo un “clamoroso fallimento diplomatico”. Secondo il ministro israeliano dell’estrema destra, “finirà in lacrime” e i giovani israeliani dovranno tornare a combattere nella Striscia.

Sembra quindi che il piano Trump non porterà alla pace. Il governo di Israele, per sua stessa ammissione, non ha intenzione di vedere uno stato palestinese autonomo realizzarsi alle sue porte, e manterrà, anche in caso di fine del conflitto, i suoi militari sul territorio per monitorare eventuali nuove “minacce”, pronto a invadere nuovamente la Striscia se lo riterrà opportuno.

I 20 punti del piano Trump

  • Gaza diventerà una zona deradicalizzata, priva di terrorismo e non costituirà più una minaccia per i Paesi vicini.
  • Gaza sarà oggetto di un processo di riqualificazione a beneficio della sua popolazione, che ha già sofferto a lungo e in modo eccessivo.
  • Se entrambe le parti accetteranno la proposta, le ostilità termineranno immediatamente. Le forze israeliane si ritireranno fino alla linea concordata in vista del rilascio degli ostaggi. Durante questa fase, tutte le attività militari, inclusi bombardamenti aerei e d’artiglieria, saranno sospese e le posizioni militari congelate fino al completamento delle condizioni previste per un ritiro completo e graduale.
  • Entro 72 ore dall’accettazione ufficiale dell’accordo da parte di Israele, tutti gli ostaggi, sia vivi che deceduti, saranno restituiti.
  • Una volta completata la restituzione degli ostaggi, Israele libererà 250 detenuti condannati all’ergastolo, insieme a 1700 cittadini di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre 2023, comprese tutte le donne e i minori coinvolti. Per ogni ostaggio israeliano i cui resti verranno restituiti, Israele consegnerà i resti di 15 cittadini gazawi deceduti.
  • Al termine del rilascio degli ostaggi, i membri di Hamas che si impegneranno pubblicamente per una coesistenza pacifica e per il disarmo, otterranno l’amnistia. A coloro che sceglieranno di lasciare Gaza sarà garantito un passaggio sicuro verso Paesi terzi.
  • Con l’accettazione dell’accordo, l’invio di aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza inizierà immediatamente. I volumi minimi saranno coerenti con quanto stabilito nell’accordo del 19 gennaio 2025, includendo la ricostruzione delle infrastrutture essenziali (acqua, elettricità, fognature), il ripristino degli ospedali, delle panetterie, e l’arrivo di macchinari per la rimozione delle macerie e la riapertura delle vie di comunicazione.
  • Gli aiuti e la loro distribuzione saranno gestiti in modo neutrale attraverso le Nazioni Unite, la Mezzaluna Rossa e altre istituzioni internazionali imparziali, senza interferenze da parte delle due parti. Il valico di Rafah sarà aperto in entrambe le direzioni secondo le modalità già stabilite nell’accordo del 19 gennaio 2025.
  • La governance di Gaza sarà affidata a un comitato tecnico e apolitico palestinese, incaricato della gestione quotidiana dei servizi pubblici e delle amministrazioni locali. Questo comitato sarà composto da palestinesi qualificati e da esperti internazionali, con la supervisione di un nuovo organismo di transizione denominato “Board of Peace”, presieduto da Donald J. Trump e con la partecipazione di altri leader internazionali, incluso l’ex Primo Ministro Tony Blair. Il compito del Board sarà definire il quadro operativo e gestire i fondi destinati alla riqualificazione, fino al momento in cui l’Autorità Nazionale Palestinese avrà concluso il proprio programma di riforme e sarà in grado di riprendere in sicurezza il controllo della Striscia, secondo i principi del piano Trump 2020 e della proposta franco-saudita.
  • Questo organismo transitorio si impegnerà a promuovere i migliori standard internazionali in materia di governance, al fine di costruire un’amministrazione moderna ed efficiente al servizio dei cittadini di Gaza e in grado di attrarre investimenti esterni.
  • Un piano di sviluppo economico, promosso da Trump, sarà avviato per ricostruire e rilanciare Gaza. Saranno coinvolti esperti che hanno contribuito alla realizzazione delle moderne città del Medio Oriente. Numerose idee e proposte formulate da gruppi internazionali di buona volontà saranno valutate per integrare governance e sicurezza, così da favorire un ambiente adatto agli investimenti, alla creazione di occupazione e al rilancio delle speranze per la Gaza del futuro.
  • Sarà istituita una zona economica speciale, dotata di accesso facilitato ai mercati, con tariffe da definire attraverso negoziati con i Paesi partecipanti.
  • Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza. Coloro che vorranno andarsene saranno liberi di farlo e di fare ritorno in futuro. L’obiettivo sarà incoraggiare la popolazione a restare, offrendo concrete possibilità di contribuire alla costruzione di una Gaza migliore.
  • Hamas e tutte le altre fazioni si impegneranno a non ricoprire alcun ruolo nella governance della Striscia, né in forma diretta, né indiretta, né sotto altre vesti. Tutte le strutture militari, terroristiche e offensive – inclusi tunnel e impianti per la fabbricazione di armi – saranno distrutte e non potranno essere ricostruite. Si procederà alla smilitarizzazione della Striscia sotto supervisione di osservatori indipendenti, con lo smantellamento permanente delle armi attraverso un programma di dismissione concordato, supportato da un’iniziativa di buy-back e reintegrazione finanziata a livello internazionale.
  • La Nuova Gaza sarà orientata alla costruzione di un’economia fiorente e a una pacifica coesistenza con i Paesi confinanti.
  • Partner regionali si impegneranno a garantire che Hamas e le altre fazioni rispettino tutti gli obblighi previsti e che la Nuova Gaza non rappresenti più una minaccia, né per i propri abitanti né per i Paesi limitrofi.
  • Gli Stati Uniti, in collaborazione con partner arabi e internazionali, istituiranno una Forza Internazionale di Stabilizzazione (ISF) da schierare temporaneamente a Gaza. L’ISF si occuperà dell’addestramento e del supporto alle forze di polizia palestinesi selezionate. Il tutto avverrà in coordinamento con Egitto e Giordania, che possiedono una consolidata esperienza in materia. Tale forza rappresenterà la soluzione di sicurezza interna a lungo termine e collaborerà con Israele ed Egitto per la protezione delle aree di confine, insieme alle forze palestinesi di nuova formazione. Sarà essenziale prevenire l’introduzione di armamenti a Gaza e, al contempo, facilitare un flusso rapido e sicuro di merci per la ricostruzione. Sarà istituito un meccanismo di deconflittualità concordato da tutte le parti.
  • Israele non occuperà né annetterà Gaza. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF), man mano che ristabiliranno la sicurezza, procederanno a un ritiro progressivo secondo criteri, tappe e scadenze legate al processo di smilitarizzazione. Tali condizioni saranno concordate tra le IDF, i garanti e gli Stati Uniti, con l’obiettivo di una Gaza sicura, che non costituisca più un pericolo per Israele, per l’Egitto e per i cittadini della regione. In concreto, le IDF cederanno progressivamente il controllo dei territori occupati a un’autorità di transizione, salvo il mantenimento temporaneo di una fascia di sicurezza fino a quando non saranno garantite le condizioni minime contro minacce terroristiche.
  • Nel caso in cui Hamas rifiuti o ostacoli la proposta, tutte le misure previste – inclusa l’intensificazione degli aiuti – verranno comunque attuate nelle aree di Gaza già liberate dal terrorismo e consegnate all’IDF.
  • Sarà avviato un processo di dialogo interreligioso fondato sui valori della tolleranza e della coesistenza pacifica, con l’obiettivo di trasformare la mentalità e le narrazioni sia della società palestinese che di quella israeliana, mettendo in luce i benefici derivanti dalla pace.
  • Con il progresso dello sviluppo di Gaza e l’attuazione del programma di riforma dell’Autorità Nazionale Palestinese, si potrebbero creare le condizioni per avviare un percorso credibile verso l’autodeterminazione e la costituzione di uno Stato palestinese, obiettivo che rappresenta l’aspirazione del popolo palestinese.
  • Gli Stati Uniti promuoveranno un dialogo tra Israele e i rappresentanti palestinesi per definire un orizzonte politico che renda possibile una coesistenza pacifica e prospera.
Tags: Conflitto Israele-HamasDonald TrumpGazaStriscia di Gaza

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